Oltre confine

La sezione de @ilristoranteacasa dove racconteremo i nostri viaggi. Con piccoli spunti su cosa visitare, ma soprattutto cosa non perdersi delle prelibatezze culinarie che abbiamo testato.

Non vi resta che allacciare le cinture, si parte!!


CAMARGUE

[2024 – Marzo]

Quando stavamo tornando dal viaggio in Provenza (Luglio-2019) già stavamo pensando a quando andare nella vicina Camargue. Poi è arrivata la pandemia, abbiamo cambiato casa, e siamo arrivati alle vacanze pasquali 2024 per fare questo bel viaggetto! Anche questa volta siamo partiti con la nostra macchinina, e nonostante volessimo fermarci qualche giorno in più, purtroppo le previsioni meteo non erano dalla nostra parte; per cui, abbiamo concentrato il tour in 3 giorni, da giovedì a sabato ed è stato comunque bellissimo!

Giovedì

Prima tappa del nostro viaggio: Nizza.

Nizza, il più grande centro turistico della Francia, si trova ai piedi di una collina detta Chateau, dal castello che un tempo vi sorgeva. La città vecchia è formata da una fitta rete di stradine riservate ai pedoni e di stretti edifici in stile italiano, con facciate dai colori pastello. Risalendo la collina s’incontra il quartiere più elegante della città, Cimiez, dove vale la pena visitare l’antico monastero di Notre Dame. Scendendo nei pressi del Musée Matisse, vi sono i resti dell’anfiteatro e delle terme romani.

Non lasciate Nizza senza aver visto: Les Ponchettes, una delle più singolari architetture di Nizza ovvero una fila di casette bianche lungo il mare, un tempo abitazioni di pescatori, ora è un complesso di gallerie e ristoranti; la Chapelle de la Miséricorde, progettata da Guarino Guarinone, capolavori barocco con interno rococò; il Palais Lascaris; la Cathédrale Ste- Réparate, edificio barocco dalla bella cupola in maioliche, con un interno riccamente decorato con stucchi e marmi; Villa Masséna, villa all’italiana della fine del XIX secolo apparteneva ad un nipote del maresciallo di Napoleone, nell’ingresso si trova un suo busto del Canova ; Hotel Négresco, lussuoso hotel costruito nel 1912 e la famosa promenade des Anglais, del XIX secolo, costruita intorno al 1820, oggi è un piacevole viale lungo 5 km a ridosso del mare. Se potete, fermatevi e godetevi lo spettacolo dalle panchine, magari con la Viennoiserie di Philippe Tayac! 😊

Che dire, Nizza ci ha stupito! Talmente tanto che la sosta è stata molto più lunga di quello che pensavamo. Saremmo dovuti arrivare a Salin-de-Giraud verso le 16, invece arriviamo verso le 19, dopo aver preso il traghetto Barcarin. Questo traghetto collega le due sponde del Rodano facendo spola tra Port Saint Louis du Rhône e Salin de Giraud. Un tempo erano le barche di legno a consentire l’attraversamento del fiume in questo punto. Fu solo nel 1932 che fu istituito un traghetto a traille, con una catena installata tra le due sponde, spinto dalla corrente e dai remi. Un modo decisamente affascinante di arrivare!

Salin-de-Giraud si trova a sud-est del delta della Camargue, a 40 km dal centro della città di Arles: a livello turistico, questa cittadina dall’architettura tipica dei complessi operai, non presenta grandi attrattive. Il motivo per cui abbiamo deciso di fermarci qui è l’incredibile spettacolo delle saline, le più grandi d’Europa, che si sviluppano fino a 140 chilometri quadrati. Immense montagne di sale giacciono silenziose, disturbate solo dal rumore del vento e le vasche della raccolta si accendono di magici colori viola e rossastri con le luci del tramonto.

Noi arriviamo ad ora tramonto, prendiamo possesso della camera e cerchiamo (su suggerimento della signora del b&b) uno dei 2 ristoranti aperti dove cenare. Attenzione che in questi piccoli paesini se non ci si muove per tempo, entro le 20, si rischia di trovare i locali chiusi.

Venerdì

Purtroppo il meteo che ci accompagna non è dei migliori, ma non piove e ci accontentiamo. In cambio, c’è un vento che porta via e cosa che ancora non sapevamo, in serata sarebbero arrivate le sabbie del deserto. Ad ogni modo, dopo una colazione favolosa, inizia l’avventura in Camargue. Questa piccola porzione di terra ai confini del mare, sembra un universo parallelo rispetto alla classica Provenza, ma allo stesso tempo ne è infinitamente complementare. E’ un lembo di terra composto da 75.000 ettari di sabbia, paludi, stagni e risaie, un immenso parco di natura incontaminata, un tripudio di colori e di scorci, in cui l’uomo sembra essere ancora un ospite temporaneo. Questa zona selvaggia è spazzata dal vento impetuoso e scottata da un sole infuocato, che spacca la terra e accende i colori: potrete ammirare fenicotteri rosa, che camminano leggiadri nell’acqua, tori indomiti che pascolano nella brughiera e cavalli bianchi che vivono allo stato brado. La Camargue rapisce il cuore per il carattere duro della sua natura e dei suoi abitanti, ancora profondamente legati a usanze secolari: vedrete anziane signore in abiti tradizionali, guardians (i butteri) col cappello di feltro nero, camicia a fiori e foulard al collo e gitani con la chitarra in mano. Partiamo ovviamente dalla spiaggia di Piémanson rinomata per essere uno delle spiagge più selvagge della Francia. Si estende per oltre 7 chilometri in paesaggi delimitati da piccole dune e stagni. Restiamo a bocca aperta dalla bellezza del paesaggio, tra saline e fenicotteri. Raggiungiamo ed attraversiamo la Réserve Naturelle Nationale de Camargue, che si trova sulle rive del Mediterraneo, all’interno del delta del Rodano, incastonato tra i due bracci del fiume, il Piccolo e il Grande Rodano. Questa zona forma un vero e proprio labirinto naturale, composto da un’infinità di piccoli e grandi stagni che attirano un’incredibile diversità di fauna. È una delle riserve naturali più antiche e più grandi della Francia e si distingue in Europa per la ricchezza biologica dei suoi ecosistemi. Posizionato al centro della migrazione degli uccelli dal nord Europa all’Africa, la Camargue costituisce un importante punto di ritrovo e uno scalo migratorio fondamentale per anatre e uccelli acquatici: più di 150.000 specie attraversano ogni anno questa zona. E’ il paradiso per gli amanti del birdwatching. Successivamente, visitiamo il Parco Ornitologico di Pont de Gau. Chiamarlo parco è riduttivo: è un’intera area protetta, che si snoda vicino all’Etang du Vaccarès, un grande stagno abitato da tantissime specie di uccelli. Potrete seguire diversi sentieri pedonali, intervallati da postazioni per l’osservazione non solo di fenicotteri rosa, aironi porporini e merli acquatici, ma anche di garganelle, castori e cavalli allo stato brado. Ci sono 2 circuiti principali da 3 km o da 7 km: facili, accessibili a tutti (anche a passeggini e sedie a rotelle), con possibilità di noleggiare i binocoli e fare pic nic. Inoltre vengono organizzate anche visite ludiche ed educative, per conoscere da vicino i maestosi fenicotteri rosa e vedere le voliere degli uccelli feriti, curati dai biologi del parco. Un’esperienza unica da non perdere: il tempo da dedicarci dipende da voi. Vi raccomandiamo silenzio e comportamenti che non disturbino la vita degli animali. Tappa successiva, a 4km dal parco ornitologico è Saintes Maries de la Mer, la capitale della Camargue. Questo piccolo villaggio pittoresco, situato alla foce del Petit-Rhône, è il cuore delle tradizioni locali. Qualunque sia la stagione, le sue strade acciottolate e le sue case bianche mostrano l’anima calda e selvaggia della Camargue. Inoltre il villaggio è anche un luogo speciale di pellegrinaggio per gli zingari di tutto il mondo: si riuniscono qui ogni anno per la Festa di Santa Sara, il 24 e il 25 maggio. Un appuntamento imperdibile per vivere l’atmosfera più autentica della Camargue. Riprendiamo quindi la nostra macchinina, destinazione: Aigues-Mortes. Geograficamente appartenente all’Occitania, questa bella città medievale è nascosta all’interno dei suoi possenti bastioni: custodisce angoli di incantevole atmosfera provenzale con ristoranti, negozi di artigianato e bistrot pittoreschi. Quasi a ridosso delle grandi mura, si estendono a perdita d’occhio le sue saline. Il sole splende sull’acqua rosa e dai bastioni potrete scattare fotografie spettacolari nella calda luce del tramonto. Concludiamo la giornata a Le Grau-du-Roi, situata nel Gard, questa incantevole località balneare, molto turistica, incarna perfettamente la vita e le tradizioni della Camargue. Durante la festa religiosa del borgo, che dura 8 giorni, la città si anima al ritmo delle corride non cruente e nelle strade scorre un vivace sottofondo musicale. Noi decidiamo di cenare qui prima di rientrare a Salin-de-Giraud.

Sabato

Replichiamo la favolosa colazione del venerdì prima di salutare la Camargue e raggiungere Marsiglia, dove passeremo la giornata prima di rientrare a casa.

Marsiglia, primo porto francese e seconda città dopo Parigi, si articola intorno al Vieux Port, sul quale vigilano il Fort St Jean e il Fort St-Nicolas. Nella zona a nord si trovano i dock commerciali e la città vecchia, ricostruiti dopo la Seconda guerra mondiale. Alla fine del porto, verso l’interno della città, ha inizio la Canebière, un grande e animato viale che si estende dalla zona in cui si trovavano i campi di canapa sino al porto, dove la canapa veniva trasformata in corda. In cima alla Canebière si trova la neogotica Eglise des Réformés. Girando a sinistra e poi a destra ci si immette in boulevard Longchamp, che termina con Palais Longchamp, una stravagante costruzione disposta intorno a una fontana e costituita da un colonnato centrale e da due corpi laterali che ospitano un museo di storia naturale e di belle arti. Dietro a questo edificio si trova lo zoo cittadino. Verso sud, oltre il fitto intreccio di strade su cui si affacciano numerosi negozi, s’incontra la Basilica di Notre Dame De La Garde, a 155 m d’altezza, con superba vista sulla città, è una stravagante costruzione neobizantina del XIX secolo, ha un campanile di 46 m sormontato da una Madonna dorata. Sul quai des Belges, dove ogni mattina si tiene un pittoresco mercato del pesce, è possibile gustare la famosa bouillabaisse in uno dei tanti ristoranti della zona. Superato il quai des Belges, dietro a St-Ferréol, si trova il Jardin des Vestiges, dove sono stati scoperti i resti dell’insediamento greco del IV secolo a.C.

Non lasciate Marsiglia senza aver visto La Vieille Charité, l’edificio più bello della città antica, costruito nel 671 come ospizio per i poveri, si articola intorno ad una cappella; l’Abbaye de St-Victor, il più pregevole edificio religioso della città, situata tra Notre Dame ed il porto, appartenuta ad una delle più importanti abbazie provenzali, questa fortezza religiosa fu fondata nel V secolo da San Cassiano che la intitolò a San Vittore, patrono dei marinai e dei mugnai. Le cripte conservano sarcofagi e catacombe; la Cathédrale de la Major, imponente costruzione neobizantina completata nel 1893, nella cripta sono sepolti i vescovi di Marsiglia. Accanto si trova la piccola ed armoniosa Ancienne Cathédrale de la Major (X secolo), una parte della quale fu sacrificata per la costruzione della nuova cattedrale. L’interno conserva un’altare reliquario del 1073 e un altare del XV secolo; Chateau d’If, storia e leggenda si confondono in questo castello sull’isola nella baia di Marsiglia. L’isola rimase deserta sino al 1516, quando Francesco I decise di erigervi una fortezza. Costruita nel 1529, fu trasformata in una prigione nel 1540. Vi furono rinchiusi personaggi reali ed immaginari, come il conte di Mirabeau e “l’uomo della maschera di ferro”.  Nel 1516 l’isola ospitò il primo rinoceronte introdotto in Europa.

Sui numerosi musei presenti in città non sappiamo darvi consigli. Il nostro è stato un giro di giornata, ma contiamo di tornare per scoprire meglio questa città che ci ha colpito sotto tanti punti di vista.

A Marsiglia convivono nazionalità e culture diverse e proprio per il suo carattere cosmopolita Alexandre Dumas la definì “il punto d’incontro del mondo intero”. 

Gli imperdibili

Bouillabaisse —> è la zuppa di pesce più famosa della Provenza che arriva direttamente dalla tradizione marsigliese. È composta da pesci locali tra cui triglie e scorfani con pomodoro e zafferano servita in un abbondante brodo e pane abbrustolito con una maionese piccante chiamata rouille. Favolosa!!

Tapenade —> versione provenzale del condimento a base di olive; la ricetta più semplice comprende olive, capperi, acciughe e olio d’oliva in abbondanza, una combinazione davvero vincente!

Aioli —> elemento fondamentale della cucina provenzale; composta da aglio, olio d’oliva, tuorlo d’uovo e succo di limone, si tratta di una salsa leggermente acida ma cremosa e si accompagna a molti piatti. Inoltre, in Provenza, aioli è anche il nome di un piatto: l’elemento cardine è la salsa circondata da varie verdure lessate, pesce lesso e uova sode.

Socca — > uno dei piatti più saporiti e multiculturali, questa focaccia a base di ceci è cotta in un forno a legna, solitamente su una grande teglia di rame (larga circa 1 metro). Aromatizzato con le erbe di Provenza e molto pepe nero macinato grosso, va mangiata appena uscita dal forno, e rigorosamente senza posate! 🙂

Fougasse —> derivata da una focaccia romana servita in tutto l’Impero, quella della Provenza è arricchita da una sana dose di olive, formaggio ed acciughe.

Ratatouille —> un tempo considerato semplicemente un piatto contadino a base di verdure poco costose, è diventato nel corso degli anni un piatto iconico della Francia. Lo stufato, che nasce a Nizza, si compone di pomodori, melanzane, cipolla, zucchine, peperoni cotti lentamente con aglio e erbe di Provenza fino a ottenere un piatto delicato e ritemprante.

Croissant —> ok, non è un imperdibile specifico della Camargue, ma lo è appena si varca il confine francese, sebbene le origini si perdano in terra austriaca. Ma i francesi si specializzarono, utilizzando pasta sfoglia e burro in abbondanza arrivando a quel magnifico e fragrante prodotto da forno che tutti noi conosciamo! Ma ragazzi, qui è poesia!! Quindi proprio no, non potevamo non metterlo in lista! E no, assolutamente no, non dovete perdervelo!! 🙂


PARIGI

[2022 – Maggio\Giugno]

Ah Parigi… una delle città più suggestive e romantiche al mondo. Città ricca di cultura, arte e stile, la Ville Lumière offre dei luoghi assolutamente unici: la Senna, i viali trionfali, Notre-Dame, la Tour Eiffel, il Jardin des Tuileries, il Musée dʼOrsay, Saint Germain, Montmartre, Pigalle ma anche boulangerie, café, bistrot, brasserie stile Belle Epoque, boutique di alta classe, sale da concerto, teatri, opere, bar alla moda e barconi sul fiume per fare festa, mercatini e hammam orientali.

Noi cercheremo di guidarvi quartiere per quartiere, senza tralasciare i must ed alcune chicche veramente imperdibili. La premessa necessaria è che il nostro viaggio a Parigi è durato 7 giorni; 7 giorni pieni ed intensi! 😉

Il giorno 1 parte a pomeriggio inoltrato di un lunedì di fine maggio: quindi dopo aver preso possesso della stanza in hotel ed aver posato i bagagli, ci siamo messi subito in marcia alla scoperta di questa meravigliosa città. Partendo ovviamente dal centro, senza una vera meta. Ne restiamo affascinati da subito.

Il giorno 2 dopo l’indispensabile tappa in boulangerie 😉 partiamo con direzione Versailles, dove abbiamo trascorso l’intera giornata. Cʼè da restare estasiati dallo straordinario castello del Re Sole: appartamenti reali, la magnifica galleria degli Specchi, le Petit e le Grand Trianon, l’affascinante Hameau de La Reine e soprattutto l’immenso parco con i suoi boschetti. Due consigli utili prima di avventurarvi: prenotate la visita online e, se potete, evitate il week-end.

Il giorno 3 inizia, dopo un pain au chocolat, con la visita al Louvre, uno dei maggiori musei parigini, oltre che il più visitato al mondo. Sotto la piramide di vetro (1988), vi attendono 35mila opere dʼarte tra cui la Venere di Milo, la Gioconda, la zattera della Medusa… ve lo dobbiamo davvero dire che è uno degli imperdibili?! 😉 Appena usciti, ci imbattiamo in Rue de Rivoli invasa da bancarelle di souvenir, e raggiungiamo prima il Palais Royal (dimora del cardinale Richelieu, oggi ospita il Consiglio di Stato, il Consiglio costituzionale ed il Ministero della Cultura), poi lʼOpera Garnier (in facciata maschere antiche e statue di compositori, il monumento del Secondo Impero dedicato allʼarte, al lusso e al piacere il palazzo mescola gli stili neorinascimentale e barocco) ed infine Place Vendôme (allo stesso tempo superba ed austera, la piazza a forma di rettangolo dagli angoli smussati al cui centro si erge la colonna dedicata a Napoleone. Fate caso ai magnifici hôtels particuliers tra cui il Ritz ed i più grandi gioiellieri). È quindi tempo di una sosta per il miglior Parisien, panino burro e prosciutto, da Le Petit Vendôme. Continuiamo il nostro tour, al Jardin des Tuileries. Nel 1666, André Le Nôtre trasformò il giardino del palazzo in un giardino alla francese ed aprì la prospettiva ad ovest con un viale che sarebbe diventato gli Champs Élysées. Le due vasche, le terrazze lungo la Senna e Rue de Rivoli, le quinconce di ippocastani e di tigli ripartiti su ciascun lato del viale centrale conferiscono a questo giardino unʼeleganza dei tempi passati. Attraversiamo quindi il Pont des Arts, il primo ponte metallico di Parigi commissionato da Napoleone Bonaparte, costeggiamo il lungo Senna fino al Musée dʼOrsay, dove dipinti e sculture sono esposti sotto la straordinaria vetrata dellʼex gare di Orsay. Un vero e proprio tempio dellʼImpressionismo che celebra i suoi più grandi pittori: Manet, Gauguin, Van Gogh, Degas, Renoir. Passiamo di nuovo allʼaltra riva della Senna e raggiungiamo Place de la Concorde. Progettata per Luigi XV nel 1754, diversamente dalle altre piazze reali è chiusa da edifici solo da un lato, per rispettare le prospettive dellʼasse trionfale: al centro lʼobelisco di Luxor, donato dal viceré dʼEgitto nel 1931. Ai lati, due fontane con naiadi divine e, sul perimetro della piazza, 18 colonne rostrate. Raggiungiamo Petit Palais, eretto nel 1900 in onore dellʼarte francese, ora ospita il musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris, ed il Gran Palais, un altro edificio costruito per lʼEsposizione del 1900 con una magnifica vetrata che sormonta la navata, spazio dedicato a grandi mostre, chiuso per lavori da gennaio 2021. Ci buttiamo quindi nellʼavenue des Champs-Elysées, con i suoi locali alla moda, boutique e cinema, che si estende maestosa fino allʼArc de Triomphe, simbolo dellʼepopea napoleonica. Se siete amanti dei macarons, non perdetevi in zona Ladurée, negozio storico aperto nel 1862 coi ben 17 gusti differenti. Chiudiamo la giornata in Rue Saint Anne, la via dei ristoranti giapponesi, dove cuochi impegnati davanti a wok fumanti servono specialità da leccarsi le dita. 😉

Il giorno 4 parte con una lunga, lunghissima camminata lungo Senna fino al Parc de Bercy, 13,5 ettari di parco suddivisi tra giardini botanici, frutteti ed orti. Oramai lo avrete capito, quando andiamo alla scoperta di città, teniamo un ritmo da maratoneti!! 😉 Successivamente, prendiamo la passerella pedonale e subito di fronte a noi spiccano les Frigos (erano gli ex magazzini frigoriferi della città, disposti su migliaia di metri quadri, diventati la fucina di creativi ed artisti), la Cité de la Mode e du Design (anche questi vecchi magazzini riconvertiti in centro per la valorizzazione dellʼarte della moda e del design; simile ad un carapace, ma di metallo e vetro) e la BnF, con le sue 4 torri a libro concepite da Perrault dal 1995 racchiudono circa 15 milioni di opere! Percorriamo tutto il lungo Senna fino al Jardin des Plantes, dove aiuole fiorite si aprono su una prospettiva di 500 metri e sulle due grandi serre in ferro e vetro (messicana e australiana). Da non perdere il labirinto ed il serraglio risalente al 1794. Non ci facciamo mancare una visita alla Grande Mosque de Paris, il primo luogo di culto musulmano di Parigi, costruito tra il 1922 ed il 1926: mosaici, boiserie in legno di cedro, intarsi… Ambienti riccamente decorati, realizzati da artigiani locali, articolati intorno a cortili e giardini interni, degni di un palazzo delle Mille e una notte. Ora è il turno del cuore storico e geografico di Parigi, lʼîle de la Cité che conserva le prestigiose memorie dellʼantica città reale. Tutto comincia dal Pont Noeuf, il ponte più antico, il più celebre e uno dei più lunghi di Parigi, costruito nel 1604 per permettere al re Enrico IV di passare da una riva allʼaltra. Gli imperdibili dellʼîle sono certamente: 1) la Conciergerie, lʼala nord del vasto Palais de Justice dove nel XIV secolo, risiedeva lʼintendente (concierge) incaricato di controllare il palazzo e la prigione. 2) la Saint-Chapelle, gioiello dellʼarchitettura gotica, edificata per volontà di San Luigi per mettere al riparo le reliquie della passione di Cristo; lʼuso del contrafforte al posto dellʼarco rampante, oltre che di armature e tiranti metallici, ha consentito la messa in opera delle immense vetrate, la cui verticalità è accentuata dalla strettezza dellʼedificio; alte più di 15 metri, le vetrate, scintillanti e luminose, narrano ben 1134 scene dellʼAntico e del Nuovo Testamento, oltre alla storia di Luigi IX che riceve l pesante reliquie. 3) la Cathédrale di Notre-Dame, purtroppo chiusa come tutti sanno, ma la sua bellezza straordinaria rapisce dal primo sguardo. Oltrepasasata la Senna, non può mancare una visita al Panthéon, chiesa eretta per volere di Luigi IX, destinata al culto dei grandi uomini (Mirabeau, Voltaire, Marat, Rousseau); ai Jardin du Luxembourg, uno dei luoghi più romantici di Parigi, con i suoi viali di ippocastani, la galleria di sculture, il giardino allʼinglese, la splendida fontana deʼ Medici; allʼÉglise de Saint-Sulpice, con facciata a tre ordini sovrapposti ed interno monumentale, da non perdere la Cappella degli Angeli; e allʼÉglise Saint-Germain-des-Prés, la chiesa più antica di Parigi, edificata nel 990 sulle fondamenta di una basilica merovingia.

Il giorno 5 andiamo alla scoperta di una zona dove si ritrova una Parigi di ieri e quella di oggi, una accanto all’altra. Partiamo dal canale Saint Martin, scavato tra il 1822 ed il 1825, realizzando un progetto di Napoleone I per rifornire Parigi di acqua potabile; il canale è oggi tra i luoghi più romantici della città. I suoi argini alberati, scanditi da 9 chiuse, i deliziosi ponticelli metallici e i giardini che si estendono per 4,5 km fanno rivivere una Parigi scomparsa. Lungo il canale persiste un’atmosfera d’altri tempi, e vi fioriscono negozi e caffè alla moda. A nord, il canale de l’Ourcq giunge fino alla Villette, curiosa città giardino sorta dal nulla del XX secolo al posto degli ex mattatoi, uno dei più sorprendenti giardini all’inglese di Parigi. Successivamente, raggiungiamo il Quartiere del Mouzaia, nido di passaggi ombrosi, dove si trovano villette con giardino e vecchi alloggi operai in mattoni ricoperti d’edera. Più a sud, il Parc des Buttes Chaumont, creato nel 1864 per riqualificare un quartiere malsano, ha dato origine ad una zona residenziale. Il parco di ben 25 ettari è caratterizzato da un lago creato dalle antiche cave, dal quale zampillano ruscelli e cascate, e da viali che si addentrano nel sottobosco, si inerpicano su pareti rocciose per poi sbucare sulle alture. Ad ovest del parco, Butte Bergeyre, in cima alle scale, graziose case ricavate negli anni ’30 sul sito circolare di un ex stadio. In questa cittadella a forma di chiocciola, si passeggia tra casette dalle facciate invase dalla vite per poi dedersi su una panchina di rue Georges Lardennois ammirando Parigi ed il Sacré Coeur. A sud del parco, in quelli che un tempo erano i villaggi di Ménilmontant e Belleville, oggi quartieri popolari dove aleggiano sentori d’Asia e di Maghreb, l’animazione regna al mercato del boulevard de Belleville. Nel pomeriggio raggiungiamo la Basilica del Sacré Coeur. La sua edificazione risale all’epoca della disfatta del 1870 e della Comune. Il voto nazionale espresso nel 1873 per espiare i crimini dei comunardi, ritenuti l’origine di tutte le disgrazie della patria, porterà alla nascita della basilica. Simbolo della Butte e di una Parigi oggi scomparsa, il suo pesante profilo bianco in stile romanico-bizantino attira ogni anno una folla di visitatori da tutto il mondo. Dal sagrato o dalla cupola una delle viste più belle sulla capitale. Merita certamente una visita l’Eglise Saint Pierre de Montmartre, una delle chiese più antiche di Parigi, celata dietro una facciata del XVIII secolo; è l’unica parte ancora in piedi dell’abbaye aux Dames (1147), edificata sui resti di un antico tempio gallo-romano. Resterete affascinati dalla Place du Tertre invasa da ritrattisti ambulanti, da una miriade di cavalletti e gruppi di turisti. Era la piazza pubblica dell’antico villaggio, oggi immagine simbolo di Montmartre. Scomparsi i pittori, i balli e i cabaret della Belle Epoque, permane comunque la magia tra i vicoli erti, le ripide scalinate e le case ricoperte di verde. In basso, la Nouvelle Athènes, il noto triangolo place Pigalle/Notre Dame de Lorette/Sainte Trinité, sorto a partire dal 1820, mostra ancora oggi il suo fasto romantico: giardini all’inglese, cortili e gallerie a volta, edifici neoclassici che furono luogo di residenza di una prolifica comunità di artisti. Ora troverete una Pigalle in piena gentrificazione: club e sale da concerto si riempiono la sera. Non perdetevi assolutamente les Passages Couverts: è servita qualche astuzia architettonica per edificare queste sontuose gallerie vetrate e nasconderne l’irregolarità degli elementi. I commercianti hanno mantenuto viva la tradizione: alcune vetrine sono dei piccoli musei con libri, giocattoli, vecchie macchine fotografiche. Merita una sosta Bouillon Chartier, magnifica e pittoresca locanda Belle Epoque, per gustare cucina familiare immersi in un simpatico brusio.

Il giorno 6 parte alla scoperta del quartiere di Montparnasse con la sua imponente torre, in ristrutturazione. La Tour Montparnasse è uno dei rari grattacieli di Parigi ed il secondo più alto del paese (210 m): la sua estetica destò polemiche fin dal 1973, anno dell’inaugurazione. Intorno all’incrocio Vavin, caffè ovattati e brasserie Art Déco testimoniano l’età d’oro del quartiere quando durante la Belle Epoque e gli anni folli vi accorreva la bohème artistica. La prima vera tappa della giornata è il Cimitière du Montpanasse, ultima dimora di scrittori ed artisti che, nel XIX e XX secolo, resero celebre il quartiere: Baudelaire, Maupassant, Beauvoir, Sartre, Beckett, Duras, solo per citarne alcuni. Raggiungiamo poi les Catacombes, ossario creato nelle antiche cave della città dal 1786 al 1814, quando i cimiteri parrochiali vennero chiusi per motivi d’igiene. Dal XIX secolo, lungo un labirinto di corridoi oscuri, sono ordinatamente impilati teschi e femori di circa 6 milioni di parigini. A causa dell’accesso limitato, le file sono lunghe; e per dirla tutta, quando siamo andati noi i biglietti erano sold out. Quindi decidiamo di raggiungere il parco di Montsouris, uno dei parchi più grandi di Parigi, con giardini ondulati all’inglese, prati, laghetto e chiosco della musica. Attraversiamo poi Boulevard Jourdan e ci ritroviamo nella Cité Internationale Universitaire. Creato nel 1925, questo campus accoglie circa 12000 studenti di 140 nazionalità diverse. Le loro 40 case sono sparse in un parco di 34 ettari, alcune delle quali sono state influenzate dall’architettura tradizionale del paese di origine. Merita una visita. Giunti a questo punto, cediamo alla fatica ed al caldo e saliamo su un tram; facciamo una breve sosta al Parc André Citroen, lungo la Senna al posto delle ex fabbriche Citroen. Poi facciamo una lunga deviazione verso il Parco dei Principi e i campi del Rolland Garros, da appassionati di calcio e tennis non potevamo non venire in zona. 😊 Il diluvio poi che abbiamo preso ritornando alla nostra roadmap è indimenticabile!! Ahahahah Nonostante la pioggia, e dopo una birra in una graziosa brasserie, diamo un’occhiata alla Promenade Architecturale, con i suoi gioielli architettonici di fine XIX secolo ed inizio XX secolo: dalle linee Art Nouveau di Hector Guimard, ai volumi geometrici di Mallet Stevens ed alle forme pure di le Corbusier. Nel frattempo, spiove ed arriva pure il sole (evvivaaaaaa!); arriviamo a Trocadéro, dove il Palais de Chaillot (1937) domina la Senna e tra le sue ali ricurve racchiude l’Esplanade. Il belvedere offre la migliore vista della Tour Eiffel. Torniamo on the other side della Senna, raggiungiamo les Invalides, con la sua magnifica cupola dorata (107 m) visibile da chilometri di distanza. Costruito tra il 1670 ed il 1676 per volere di Luigi XIV, il palazzo servì da ospedale militare. Ed infine, ma non per importanza, raggiungiamo il monumento simbolo di Parigi, la Tour Eiffel. Edificata nel 1889 per l’Esposizione Universale, da allora la torre è rimasta la più alta costruzione della città (324 m). Dall’ultimo piano, con il bel tempo, la vista spazia fino a 67 km di distanza. Ma è dal basso che si prende coscienza delle dimensioni di questa struttura d’acciaio di 10.100 tonnellate. La torre è accessibile fino al 3° piano, rispettivamente a 57m (1° piano), 115m (2° piano) e 276 m (3° piano); è possibile salire in ascensore tutte le 3 tratte o fare solo l’ultima. Indovinate un po’ noi cosa abbiamo scelto. Potevamo non fare i famosi 704 gradini? Ovviamente no.

Ed eccoci al nostro ultimo giorno, il giorno 7 in questa città stupenda. Ovviamente a fine giornata, ci siamo ritagliati il tempo necessario per tornare in centro, nei posti più iconici. Ma cominciamo dall’inizio. Oggi si va alla scoperta di Les Halles e Le Marais. Les Halles hanno perso i celebri padiglioni Baltard che fornivano cibo alla capitale ed oggi assistono a un andirivieni di gente sotto la “canopée”, una maestosa onda di vetro. Di fronte, si trova la Bourse de Commerce, ex mercato del grano del XVIII secolo, appena rinnovata accoglie mostre d’arte contemporanea della collezione Pinault. Non lontano, il centro Georges Pompidou, una sorprendente struttura di vetro, acciaio e tubi multicolore concepita da R. Rogers e R. Piano nel 1971. Il “Beaubourg”, come lo chiamano i parigini, è un centro culturale multidisciplinari. In zona, dovete assolutamente vedere: 1) Hotel de Soubise, uno dei capolavori dell’arte rococò a Parigi, oggi sede degli archivi nazionali. La facciata classica contrasta con lo sfarzo dei saloni decorati da Boffrand nel 1735: ricche boiserie in bianco e oro e altorilievi in stucco; 2) Place des Voges, una vera e proprio scenografia teatrale. Facciate in mattoni, alti tetti alla francese e porticati. La sontuosa ex piazza reale ha conservato l’aria fastosa dei tempi del re Enrico IV. Al nr. 6, la casa che fu di Victor Hugo, trasformata in piccolo museo. 3) Hotel de Sully, uno dei più imponenti hotels particuliers del Marais (XVII secolo), fulcro della vita mondana ai tempi dei duchi di Sully. Ha conservato il giardino, l’orangerie e la corte d’onore rinascimentale: i bassorilievi di rara eleganza sono allegorie degli elementi e delle stagioni. 4) Mémorial de la Shoah, il maggior centro europeo, dedicato alla storia ed alla memoria. In cortile, il muro dei Nomi, in memoria dei deportati, e all’esterno, quello dei Giusti. Dall’altro lato di Rue di Rivoli, il sontuoso Hotel de Ville con il suo cortile esterno, luogo di ritrovo dei parigini. A est, il Marais, con le sue viuzze risparmiate dagli interventi di Haussmann, invita a gironzolare tra negozi ebraici, boutique di moda, gallerie d’arte e bar. Pesanti portoni celano gli hotels particuliers, meraviglie architettoniche del regno di Luigi XIV. Non perdeteveli!! Ci spostiamo quindi verso place de la Bastille, costruita durante il XIX secolo, simbolo della Rivoluzione francese. Al centro, le colonne de Juillet (50m), sormontata dal Génie de la Liberté, rende omaggio alle vittime delle “Trois Glorieuses” (27,28,29 luglio 1830). Nel 2020, la piazza è stata riqualificata per destinare più spazio ai pedoni e collegarla al Port de l’Arsenal, scavato nel XIX secolo, lungo gli antichi fossati della Bastiglia, il porto segnava l’entrata del canal Saint-Martin e permetteva il trasporto del legname per gli artigiani del faubourg Saint-Antoine, che dal 1471 raccoglie intorno alla sua abbazia un’importante colonia di artigiani autorizzati a lavorare fuori da ogni corporazione. Il quartiere si urbanizzò intorno ad una rete di cortili e di passaggi dove si trovano tuttora ebanisti, doratori, verniciatori. In zona, date un’occhiata al Marché d’Aligre, nella piccola piazza omonima, dove si trovano fiorai, venditori di chincaglierie, banchi di frutta e verdura, macellai e lattai sotto la bella halle di Beauveau; e al Coulée verte René Dumont, la passeggiata alberata che si estende per 4,5 km tra viadotti e passerelle, all’altezza di finestre degli edifici che si alternano a giardini piantumati e vegetazione selvaggia. Ci dirigiamo ad est, al Cimitière Père Lachaise, il celebre cimitero parigino (1804) dove lungo i viali, si alternano mausolei stravaganti e templi greci a sepolture più modeste. Tra i tanti ospiti illustri: Molière, Balzac, Chopin, Proust, e… “People are strange when you’re a stranger, Faces look ugly when you’re alone, Women seem wicked when you’re unwanted, Streets are uneven when you’re down..”. Ciao Jim! Ultima tappa che vi segnaliamo è le Cirque d’hiver, un bellissimo circo colorato, costruito da Hittorff e inaugurato da Napoleone III nel 1852.

Gli imperdibili

Baguette —> un vero e proprio must! Dimenticatevi di quelle finora mangiate in Italia o altrove: la vera baguette francese non è semplice pane, è un’istituzione, e di recente è stata inclusa fra i Patrimoni Immateriali dell’Umanità dall’Unesco. La sua crosticina deliziosa e il suo morbido interno vi faranno impazzire, specialmente se appena sfornata.

Croque Monsieur e Madame —> una vera bomba di gusto. Non si sa perché si chiami “mordi signore”, ma consiste in un toast grigliato con prosciutto e formaggio, generalmente emmental o gruyère. La sua versione più elaborata comprende anche la besciamella. Esiste anche una variante “femminile”, il Croque-Madame, con l’aggiunta di un uovo fritto sopra.

Croissant —> una dolce delizia di pasta sfoglia lievitata e burro, tanto burro. Una gioia per il palato che non potrete esimervi dall’assaggiare e poi comprare anche più volte al giorno. Approfittatene, qui sono esageratamente buoni!

Pain au chocolat —> vi farà letteralmente impazzire e vorrete mangiarne ancora ed ancora! Questa goduriosa delizia, assolutamente meravigliosa appena sfornata, è una sorta di burroso croissant quadrato arrotolato su una o più barre di cioccolato. Al solo pensiero non avete già l’acquolina in bocca? Se volete fare una follia, provate il Pain au chocolat di Cedric Grolet: lo ricorderete per sempre.

Paris Brest —> un’altra dolce e meravigliosa creazione della pasticceria francese composta da un impasto di pasta choux ripieno di crema al burro e decorato con scaglie di mandorle. Questo dolce venne creato da un pasticciere di Maisons-Laffitte, Louis Durand, nel 1891 per commemorare la corsa ciclistica Parigi-Brest-Parigi. La sua forma circolare rappresenta una ruota. Divenne popolare fra i ciclisti della corsa per via del suo notevole apporto energetico e per la sua bontà. In seguito si diffuse nelle pasticcerie di tutta la Francia.

Macarons —> pasticcini formati da due cupolette con una deliziosa crosticina croccante e ripieni di squisita cremina. Ne esistono di tantissimi gusti dai colori svariati ma sempre abbinati al gusto. Sono come le ciliegie: uno tira l’altro!

Soupe à l’Oignon —> un delizioso piatto della tradizione francese, assolutamente da provare nella sua versione parigina gratinata. Non fatevi ingannare dalla parola soupe perché non si tratta di una banale zuppa di cipolle, bensì di un sostanzioso piatto di origine contadina talmente gustoso da essere presente in praticamente tutti i ristoranti di classe e preparata da grandissimi chef.

Crepes —> un simbolo della cucina francese, impossibile da non amare. Le potete trovare sia in versione dolce che salata e sono assolutamente deliziose. Forse non tutti sanno che il nome deriva dal latino antico “crispus”, ossia “arrotolato” proprio perché la pasta, una volta farcita, deve essere arrotolata ad arte su sè stessa.

Quiche —> vera prelibatezza della cucina francese, assomiglia molto ad una torta salata, la versione parigina prevede, oltre all’involucro in pasta brisée, un ripieno di besciamella, prosciutto cotto affumicato e gruyère.

Omelette —> questo celebre piatto è l’apoteosi dell’utilizzo delle materie prime. Già il nome rivela le sue chiare origini francesi, e in quella parigina il segreto non sta tanto negli ingredienti ma nella cottura. Innanzitutto si utilizza il burro anziché l’olio, e poi viene cotta solo su un lato, non si gira (altrimenti sarebbe l’equivalente di una frittata), e in questo modo mantiene la sua consistenza morbida. Infine, il composto da versare nella padella viene ottenuto con uova e latte. Generalmente vengono farcite con prosciutto e formaggio, e una spruzzata di erbe aromatiche.

Escargot —> Definire questa specialità della cucina francese come un piatto di lumache, significa non averle mai mangiate né a Parigi né in Francia. Un piatto gustoso da veri gourmet. Innanzitutto puntualizziamo che le Escargot sono le lumache di terra grosse, della tipologia Helix Pomatia. Dopo la cottura vengono farcite con una crema di burro, aglio, prezzemolo tritato e pepe e poi passate in forno per far sciogliere e assorbire questa crema. Non tutti sanno che le lumache, dopo essere state spurgate, vengono estratte dal loro guscio: questo viene poi farcito con la crema, la lumaca viene di nuovo rimessa all’interno e sigillata con la crema di burro e aglio.

Ostriche —> Camminando lungo i viali celebri di Parigi non si può non notare quanti siano i ristoranti che espongono questa delizia del mare. Ostriche e Parigi, infatti, hanno un indissolubile e forte legame. Si tratta di una specialità parigina per palati e cucine raffinati.

Foie Gras —> un piatto molto ricercato e immancabile in banchetti di una certa rilevanza. Per prepararlo bisogna fare molta attenzione a non rovinare la carne, che è molto delicata, mentre si separa il tessuto connettivo. Si  lascia marinare almeno 24 ore con brandy, sale, zucchero, pepe e spezie e poi si cucina in forno a bagnomaria. Poi si abbatte la temperatura mettendolo in una ciotola con del ghiaccio, e si lascia in frigo per 24 ore.

Boeuf Bourguignon —> a prima vista potrebbe sembrare come se fosse uno stufato di carne. Ma, se lo si assaggia, ci si rende immediatamente conto che è molto di più. Un grande classico della cucina francese specie per chi preferisce la carne. Ha origini contadine, e si tratta di una sorta di spezzatino di manzo e pancetta cotto lentamente, in una marinatura di vino, spezie, carote e cipolle. In alcune varianti viene preparato con dei funghi.

Coq au vin —> serve innanzitutto un bel pollo ruspante, e una marinatura da preparare almeno un giorno prima con vino, carote, erbe aromatiche, scalogno e bacche di ginepro. Il pollo viene poi versato nella marinatura e lasciato per 24 ore. Il resto della preparazione è tutt’altro che leggera: dopo aver infatti rosolato i pezzi di pollo nel grasso d’anatra (o nello strutto), viene preparata una base con pancetta, scalogno, aglio, il tutto fiammeggiato col brandy, per poi rimettere i pezzi di pollo e terminare la cottura. Insomma troppo riduttivo chiamarlo solo pollo al vino. 😉

Cioccolata —> non stupitevi di trovare la cioccolata tra i must perché a Parigi questa “banale delizia” è tutta un’altra cosa. Mâitre chocolatier creano vere opere d’arte che sono anche capolavori di bontà. Non basta la passione: ci vuole anche dedizione, preparazione e talento. E a Parigi ne troverete moltissimo in questo settore.


MOSCA & SAN PIETROBURGO

[2019 – Ottobre]

Le premesse sono 8 giorni equamente divisi tra Mosca e San Pietroburgo, per quello che poi si è rivelato un viaggio da sogno! 

Mosca seduce ed incanta così come disorienta e confonde; sfoggia meravigliosi santuari ortodossi dalle cupole dorate, come quelle della cattedrale di Cristo Salvatore. Ai bordi della Moscova, offre l’opportunità di camminare sulle orme di Tolstoj, Puskin e Cechov, che si manifestano nelle loro case museo e, ancora, apre le porte dei suoi numerosi teatri, tra cui il prestigioso Bol’soj. Qui le cupole a bulbo colorate del Cremlino e la Piazza Rossa costeggiano edifici sovietici austeri; in metropolitana, unica per la sontuosità delle sue stazioni, la folla moscovita si accalca nei lunghi corridoi e si lascia trasportare da scale mobili vertiginose.

Nella cinta muraria del Cremlino (“cittadella”), simbolo di potere fin dal Medioevo, si susseguono venti torri che vegliano su una città fantasma dove palazzi e favolose cattedrali ricordano la grande ricchezza degli zar. AI suoi piedi, un flusso di visitatori scorre ininterrotto dalla Piazza Rossa agli antichi fossati trasformati nei giardini di Alessandro, amato dagli studenti, dove emergono le cupole in vetro dei sotterranei di Ochotnyj rjad. Sullo sfondo un’imponente sfilata neoclassica: l’Università e, rialzata, la Biblioteca di Stato russa.

In questa zona, pensate di stare una giornata intera, di cose da vedere ce ne sono tante e che ve lo diciamo a fare 😉 , sono le più iconiche: dal Cremlino (Palazzo dell’Armeria, Tesoro diamantifero, Cattedrale dell’Annunciazione, Campanile di Ivan il Grande, Cattedrale dell’Assunzione) all’immensa Piazza Rossa, dal Mausoleo di Lenin alla Cattedrale di San Basilio. Qui si fa il pieno di bellezza!

Fate un salto al Gum, prestigioso magazzino universale di Stato che offre dal 1893 un irresistibile passaggio coperto e 3 piani di gallerie, stucchi, passerelle e ferro battuto, illuminati da grandi vetrate. Spazio per le grandi marche, caffè, ristoranti e…. toilette storiche!! Merita anche una sosta Stolovaya N. 57, il self-service che trovate all’interno con la sua ampia scelta di piatti russi.

Quel che resta invece della “città cinese” tra le rovine dei bastioni e tre storiche vie, ricorda un quartiere commerciale  attivo dal XVI al XIX secolo: via Nikol’skaja, con suoi edifici neorussi; via ll’inka, dove hanno sede le banche; via Varvarka, con le sue nobili dimore e le chiese a bulbi, da cui si apre un’ampia veduta del parco Zarjad’e. Fate due passi sul vertiginoso ponte galleggiante ed alle vicine banchine. Meritano certamente una visita il Monastero dell’Epifania, il più antico tra i monasteri moscoviti (1296), e l’Antico Fondaco degli Inglesi, palazzo donato da Ivan il Terribile ai commercianti inglesi, che ne fecero un magazzino ed un luogo di ricevimento.

Dietro la famigerata prigione del KGB sulla vastissima piazza Lubjanskaja soffia un vento di libertà verso il nord-est, che spazza il giardino dello “stagno Pulito”, polmone verde della città, la vivace piazza delle Tre Stazioni e l’isba fantastica del pittore Vsnecov.

È giunto il momento di parlare del mitico Teatro Bol’soj, il più prestigioso di Russia: i suoi balletti alzano il sipario su un quartiere di sale d’opera e da concerto che si susseguono fino al romantico giardino dell’Ermitage ed alla piazza dei Trionfi. Al centro la Tverskaja, un viale di negozi e di caffè eleganti, solca un insieme composito di palazzi, edifici staliniani ed hotel di lusso. Da piazza Puskin si raggiunge ad ovest il diavolo de Il Maestro e Margherita di Bulgakov sulle rive dello Stagno dei Patriarchi. Qui si celano palazzine con giardino, non lontano dalle dimore dello scrittore Cechov, del regista Stanislavskij e del cantante Saljapin.

Imperdibile Eliseevskij, un insolito negozio di alimentari in un ambiente barocco ed Art Nouveau.

Ed eccoci alla gradevole confusione dell’Arbat, quartiere bohémien ed intellettuale. Lungo il viale Novyj Arbat, una Las Vegas modellata da Chruscev: un casinò kitch, una chiesa del XVII secolo, un castello moresco, bar e negozi dalle insegne sgargianti. Nella vecchia Arbat pedonale, antiquari, bancarelle e vie tortuose nascondono molte curiosità, come la casa cilindrica. Più tranquille, a sud, eleganti vie dai palazzi in stile barocco, classico, rococò ed eclettico collegano il Museo delle Belle Arti a quello della Città.

Se volete prendere qualche souvenir, vi consigliamo Arbatskaja Lavica, uno dei primi grandi magazzini di Stato di souvenir made in USRR. Oggi ancora propone matrioske, foulard, decorazioni natalizie… di tutto e di più!

Per ultimo, ma solo perchè un pò decentrato rispetto al centro della capitale, il monastero di Novodevicij, uno dei più conosciuti Mosca. Fu edificato a partire dal XVI secolo e si distingue per l’elegante architettura barocca.

Mi raccomando ammirate la città anche dall’alto: noi abbiamo optato per il White Rabbit —> dalla sommità di questa torre (16 piano), dove ci si accomoda a tavola sui tetti della città, la vista toglie il fiato. Ambiente hype, sedute morbide e menù per tutti i gusti: carne, pesce, e frutti di mare, risotti ed insalate molto elaborati. Splendidi i dolci. Ed è così che salutiamo Mosca. La mattina successiva via treno raggiungiamo la maestosa e romantica San Pietroburgo.

Nel suo celebre poema Il cavaliere di bronzo, Alexsandr Sergeevic Puskin elogia la fondazione di San Pietroburgo, vista come una finestra sull’Europa. Il poeta evoca la figura di Pietro Il Grande, che ha scelto un luogo perfetto per fondare la sua capitale, oggi tricentenaria. San Pietroburgo, città degli zar e di poeti, dove i ponti si alzano sulla Neva (uno spettacolo assolutamente da non perdere) e le lunghe facciate barocche e neoclassiche dei palazzi si riflettono nelle acque del fiume e dei canali. Città di fontane e parchi, chiese e cattedrali, stucchi e dorature, resa ancora più magnifica dai capolavori degli architetti italiani Rossi e Rastrelli. Città di rivoluzioni e resistenze, durante la seconda guerra mondiale non si è mai arresa al lungo assedio durato 872 giorni. Colta e cosmopolita, è un centro di produzione artistica e culturale di rilievo internazionale. Città dell’Ermitage e del Teatro Mariinskij, città di icone e santi, dove angeli vegliano sui passanti dall’alto della Cattedrale di Sant’Isacco, città di nuovi quartieri, ma anche di cortili nascosti. La città sotterranea è altrettanto impressionante: corridoi infiniti, stazioni grandiose, scale mobili interminabili… sono tutte così belle e scenografiche! Le prime costruite nel 1955.

La cattedrale di Sant’Isacco veglia sul nucleo storico di San Pietroburgo e sui suoi nobili monumenti barocchi e neoclassici, tutti restaurati in occasione del tricentenario della città (2003). Colonne imponenti, numerose statue, interno sontuoso, maestosa cupola dorata, imperdibile la vista dall’alto del suo colonnato. Le vie del centro, sempre più commerciali, si diramano intorno all’Ammiragliato, un altro simbolo della città, con la sua alta guglia dorata sormontata da una banderuola a forma di caravella. A nord si estende la sterminata piazza del Palazzo con il suo gioiello, il palazzo d’Inverno, che custodisce le preziose collezioni del Museo dell’Ermitage, museo simbolo della città con le sue favolose collezioni. Durante le notti bianche di metà giugno-inizio luglio, la folla si riversa lungo la Neva per ammirare lo spettacolo dell’apertura dei ponti sotto il sole di mezzanotte. Da vedere la cattedrale della Madonna di Kazan’, ad emiciclo sulla prospettiva Nevskij.

“Di cosa brilla questa via, splendore della nostra capitale?” s’interroga Nikolaj Gogol’ nel suo racconto La prospettiva Navskij. Su questo mitico viale di 4,5 km , una folla eterogenea sfila notte e giorno, entrando ed uscendo da negozi, ristoranti e caffè… Fate caso agli eleganti palazzi! A nord, una San Pietroburgo romantica, cantata dai poeti: il Giardino d’Estate disseminato di sculture, la piazza delle Arti, cuore della vita culturale della città ed i ponticelli sui canali. Senza dimenticare la Chiesa del Salvatore sul Sangue Versato, capolavoro dell’architettura neorussa. La forma asimmetrica e le cupole multicolori ne fanno uno degli edifici più fotografati della città. L’interno è decorato con splendidi mosaici (oltre 7000m2). Da togliere il fiato!

Lo spirito degli eroi di Dostoevskij aleggia tra le bancarelle della piazza del Fieno ed il suo mercato, dove si va per cogliere istantanee della vita di San Pietroburgo. Dalla commerciale Sadovaja è sufficiente affacciarsi sul canale Griboedov (pensate che è scavalcato da 21 ponti!!) per scoprire un gioiello del barocco russo, la Cattedrale di San Nicola, costruita per i marinai che abitavano il quartiere nel XVIII secolo, ritmato da mezze colonne e sormontato da 5 cupole dorate, secondo la tradizione bizantina. Da vedere il Ponte dei Leoni, un grazioso ponte sospeso sulla parte più calma e sinuosa del canale Griboedov: quattro leoni candidi sorvegliano questa passerella pedonale. Molto bella anche la Cattedrale della Trinità, con le sue cinque cupole blu decorate da ben 1112 stelle d’oro. Sulla vicina piazza dei Teatri sorgono il celebre Teatro Mariinskij, il teatro del balletto imperiale dove hanno danzato grandi stelle russe, ed il non meno famoso Conservatorio di musica. La passeggiata termina con un giro in battello sulla Mojka per ammirare i palazzi più belli della città.

Della rete di canali che nel XVIII secolo doveva solcare l’isola Vasil’evskij, la più grande del delta della Neva, non resta che una scacchiera di vie. La Strelka (freccia), la punta orientale, offre un panorama che abbraccia il fiume e la città. Questo antico centro del commercio marittimo ospita musei, alcune accademie e l’Università di San Pietroburgo. Piuttosto caratteristiche le due colonne rostrate che si ergono sulla punta della Strelka, un tempo fari per le navi. Innalzate alla gloria dell’Impero russo (1810), sono ornate da prue di battelli e figure allegoriche dei quattro grandi fiumi della Russia. Le facciate dei suoi edifici, una sinfonia di colori (rosa, azzurro cielo, verde chiaro, rosso, giallo), fanno dimenticare che le arterie della Strelka sono sorprendentemente vuote. Bisogna infatti spingersi fino alla stazione del metrò Vasileostrovaskaja per ritrovare un pò di vita.

È nel 1703 con l’edificazione della fortezza di Pietro e Paolo che venne segnata la nascita della città di Pietro il Grande, dove decise d’insediare la capitale dell’Impero russo sul Baltico, e l’alta guglia (122m) della Cattedrale divenne il suo punto di riferimento. Dotata di sei bastioni e possenti baluardi, la fortezza fu utilizzata dal 1708 come prigione politica. Vi si accede attraverso la Porta di San Pietro, sorvegliata dall’aquila a due teste dei Romanov. Magnifica la città vista dalla passeggiata che corre lungo i bastioni. Tuttavia, tagliato fuori dal centro, il quartiere di Pietrograd si sviluppò solo alla fine del XIX secolo, e l’Art Nouveau fiorì ben presto sulle facciate della prospettiva Kamennoostrovskij. Dopo gli anni ’90 del secolo scorso, i nuovi ricchi hanno conquistato il quartiere: teatri, ristoranti e negozi di moda si sono moltiplicati, dalla piazza intitolata a Tolstoj alla prospettiva Grande (Bols’oj prospekt). Più a nord, il giardino botanico invita ad una passeggiata bucolica. Tornando verso la Neva non perdetevi: la Moschea, costruita sul modello del mausoleo Gur-e-Mir a Samarcanda, con i suoi bei mosaici blu, ed i suoi due minareti raffinati; la Casetta di Pietro il Grande, una casetta di legno, il più vecchio edificio civile della città (1703), con mobili d’epoca ed oggetti personali del fondatore della città… difficile immaginare che uno zar possa averci alloggiato; l’Incrociatore Aurora, celebre per aver sparato il colpo di cannone che scatenò l’assalto al Palazzo d’Inverno nel 1917.

Ad est della Fontana invece la città diventa meno turistica. Circoli culturali alternativi, piccoli ristoranti, bar e locali alla moda si moltiplicano attorno alla prospettiva Nevskij e alle piazze Vosstanija e Vladimirskaja. Rimaste ai margini del nucleo storico, rivelano un gusto meno convenzionale. A nord-est si profila il monastero e la Cattedrale di Smol’nyi, capolavoro barocco, grandioso complesso bianco ed azzurro. Dal vicino austero edificio, in origine collegio per fanciulle, trattasi di un luogo ricco di storia: è da qui che Lenin diresse la Rivoluzione d’ottone  del 1917 e Kirov vi fu ucciso nel 1934; l’edificio all’epoca era la sede del partito comunista locale.

Anche a San Pietroburgo non perdete l’occasione di entrare nel negozio Eliseev: costruito nel 1902 questo leggendario negozio di alimentari di lusso, dalla ricca decorazione Art Nouveau, dei fratelli Eliseev, ribattezzato “Gastronom n.1” in epoca sovietica. Caviale, alcolici, pasticceria deliziosa….il tutto in un ambiente veramente sontuoso!

Gita fuori porta: Peterhof —> a 25 km ad ovest dalla città, sulle rive del Golfo di Finlandia sorge il palazzo di Pietro Il Grande (XVIII secolo), il quale di ritorno da un viaggio in Francia, per la sua costruzione si ispirò alla reggia di Versailles. Autentico capolavoro, indimenticabili i giardini e le fontane del parco.

Gli imperdibili

Insalata Olivier —> un piatto che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita, un grande classico: stiamo parlando infatti della tradizionale insalata russa, piatto tipico della capitale. In Russia è conosciuta con il nome di Insalata Olivier, dal nome del suo creatore, Lucien Olivier. Ma non aspettatevi la classica: la ricetta originale è a base di salame “Doktorskaja”, piselli, patate, uova, cipolla, carote e cetrioli sott’aceto, il tutto condito con abbondante salsa maionese.

Golubtsy —> deliziosi involtini preparati con foglie di cavolo cotte e ripieni con vari ingredienti come carne trita (carne bovina o suina, o di pollo) con riso o grano saraceno, vengono coperti di panna acida ed aneto o conditi con pomodoro; rappresentano uno dei piatti più gustosi della gastronomia russa.

Manzo alla Stroganoff —> un secondo piatto a base di carne bovina cotta insieme a cipolla e funghi, oltre all’immancabile panna acida. Secondo la leggenda, sembrerebbe che questo piatto sia stato preparato dal cuoco personale del conte russo Pavel Stroganoff, uno chef francese che pensò di aggiungere la panna acida al più tradizionale manzo in fricassea, così da renderlo apprezzabile dal conte. Il piatto ebbe così tanto successo da essere chiamato proprio come il conte.

Pel’meni —> simili ai nostri tortellini; solitamente ripieni di carne o verdure (ma senza formaggio, per la gioia del Fabry) sono il primo piatto più popolare e diffuso in Russia, solitamente si mangiano in brodo, oppure conditi con burro, pepe nero, paprica o accompagnati con panna acida. Vi segnaliamo a Mosca Lepim i Varim, un posticino veramente carino dove ne troverete di tutti i tipi!!

Bliny —> frittelle sottili simili a crêpe vengono preparate con farina di grano saraceno, tradizionalmente preparate in una padella di ghisa ben calda, e sono poi servite con panna acida, salmone affumicato e caviale. Una delizia da non perdere!

Borsc —> una delle zuppe tipiche russe più saporite e apprezzate, la celebre zuppa a base di barbabietole, carne e panna acida.

Schchi —> zuppa di cavolo annoverata tra i piatti tipici russi già a partire dal IX secolo, e oggi viene preparata con carne (di manzo o di maiale), patate, verdure, e spezie come pepe e chiodi di garofano. La Sour Shchi invece, conta anche i crauti tra i suoi ingredienti.

Syrniki —> pancake fritti a base di ricotta mescolata a uova e farina. Le più famose sono quelle semplici e quelle con uvetta, ma sono piuttosto comuni anche con altre farciture, come a base di carote, mele, pere o noci. Di solito vengono servite a tavola su un piatto accompagnate da latte condensato o marmellata. Una vera goduria per il palato!!

Pirozki —> panini fritti disponibili con ripieni differenti, dalla carne bovina alle verdure (come puré di patate, cavolo, funghi), al salmone. E questi sono solo quelli salati! Quelli dolci invece sono ripieni di marmellata, frutta come mele, prugne o ciliegie, e di formaggio; rappresentano uno spuntino ideale, uno dei più amati in Russia, che potrete trovare dappertutto a Mosca.

Kotolety po kievski —> petti di pollo impanati e fritti; di una goduria inimmaginabile, o forse sì! 😉

Soljanka —> tradizionale minestra russa a base di carne, di cui esistono numerosissime varianti. Contiene sempre cetrioli sott’aceto che vengono inizialmente cotti in salamoia, patate e panna acida, cui si aggiungono carne (di manzo, salsiccia, maiale, pollo), pesce (storione, salmone o gamberi) o funghi.

Koryushka —> pesci preparati con una panatura leggera e poi fritti, tipici di San Pietroburgo proprio perché vivono nelle acque del fiume Neva.

Vodka —> impossibile non citarla, di cui esistono tante varianti, servite a temperatura ambiente in bicchieri ghiacciati.

Un’ultima segnalazione: se volete avvicinarvi alla cucina tipica, sappiate che esiste una catena di fast food molto diffusa che ripropone pietanze della cucina russa: ottima qualità, prezzi modici, e se si è di fretta e non si vuole mangiare un panino. Tepemok è quello che fa al caso vostro.


PROVENZA

[2019 – Luglio]

Ah, la Provenza! Terra ricca di bellezze naturali ed artistiche, un luogo veramente idilliaco, animato da un intenso turismo nazionale ed internazionale. Così vicina all’Italia e già così inconfondibilmente francese, con le sue atmosfere naif e i paesaggi color pastello nei periodi di fioritura degli sterminati campi di lavanda.

Da tanto abbiamo sognato questo tour in Provenza, che quando ci siamo trovati lì non ci pareva vero. Ma andiamo con ordine, parliamo di un viaggio on the road con la nostra bella macchinina, un viaggio di 3 giorni, da venerdì a domenica ed è stato incredibile!

Venerdi

Prima tappa del nostro viaggio: Monaco. Ovviamente non abbiamo perso l’occasione di percorrere la Moyenne Corniche, una delle più belle strade costiere al mondo. Una volta giunti tra i grattacieli di Monaco, è difficile immaginarne la turbolenta storia, le cui tracce sono concentrate a Monaco-Ville, su un promontorio roccioso che si estende per 792 m sul mare. È qui, nella parte più antica della città, che si trovano il palazzo, la cattedrale ed il museo. Già colonia greca e romana, divenne proprietà di Francesco Grimaldi che l’acquistò dai Genovesi nel 1309. I Grimaldi, il cui stemma raffigura due monaci con la spada sguainata, sono la monarchia più antica regnante al mondo. Monte-Carlo in posizione sopraelevata è la zona più conosciuta di Monaco. I visitatori giungono numerosi per il rally automobilistico di gennaio e nella stagione operistica vi si esibiscono i più grandi cantanti al mondo. Monte-Carlo deve il suo nome a Carlo III, che aprì il primo casinò nel 1856, per evitare la bancarotta. L’operazione ebbe un tale successo che  nel 1883 il principe potè abolire le tasse. Monte-Carlo così iniziò ad essere frequentata da visitatori facoltosi e nobili e vi vennero eretti i sontuosi edifici del Casinò e dell’Opéra, progettati da Charles Garnier.

Tappa successiva: Saint Tropez, raccolta intorno al vecchio porto ed alle spiagge circostanti, il cui centro è stato parzialmente ricostruito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Conserva ancora molte case di pescatori. Nel porto è tuttora possibile osservare i pescherecci tradizionali accanto ai lussuosissimi yacht. Dietro ai caffè del quai Jean-Jeaurès, che costeggia il porto, le animate e strette viuzze traboccano di negozi e ristoranti. La città è dominata al centro dalla torre campanaria in ferro battuto e sullo sfondo dalla cittadella. Non perdetevi la vista dai bastioni: i tetti color ocra ed il mare azzurro-blu cattureranno il vostro sguardo.

Successivamente una breve sosta a Port Grimaud, tra le attrattive più popolari di Francia, un bel porto caratterizzato dai canali che lo attraversano su cui si affaciano 2500 case, ognuna dotata di un proprio ormeggio, ed a Sainte Maxime, piccola località molto graziosa con le sue belle spiagge sabbiose circondata da colline e da un’animata vita notturna.

Ultima tappa per questa prima giornata in Provenza Les Arcs sur Argens, centro vinicolo, ospita un quartiere medievale, Le Parage, che si articola intorno al duecentesco Chateau de Villeneuve. Una perla della Provenza!

Sabato

Prima tappa di questa seconda giornata: Arles, originario insediamento romano, trasformato dai Romani in una sorta di “piccola Roma”, dove furono costruiti cantieri navali, terme, un ippodromo e un’arena. Le tracce del passato romano (il Criptoportico, l’obelisco, il palazzo di Costantino, l’Anfiteatro, il Teatro Antico) sono da mettere tutte in lista tra le cose da vedere, ne resterete estasiati. Fermatevi al Cafè la Nuit nella Place de Forum, nel pieno centro storico. Questo locale è il soggetto di uno dei dipinti più celebri di Vincent Van Gogh. L’artista visse ad Arles verso la fine del 1800 ed era solito frequentare i bar della città. Da allora poco è cambiato. Merita certamente una sosta.

Immancabile tappa ad Avignone, una delle città più affascinanti della Francia meridionale. Passeggiando per le sue vie si possono ammirare case con finestre trompe d’oeuil ed edifici quali la residenza di re Renato e l’incredibile Palais des Papes, simbolo dello sfarzo che caratterizzò il regno dei sette papi francesi (1309-1377). Le sue mura lunghe quasi 4,5 km inglobano 39 torri e sette porte. Le mura celano una città dall’intensa attività culturale. Da non perdere il Port St Bénézet, l’Hotel des Monnaies e la Place de l’Horloge.

Poi breve sosta ad Isle sur la Sorgue, il paese dei 70 mulini, oggi ne restano nove, carino il mercato d’antiquariato che si tiene nel fine settimana.

Quello che poi ci attende è uno dei posti più iconici….l’Abbaye de Sénanque, fondata nel 1148, nella sua splendida posizione circondata da campi di lavanda, armoniosa ed essenziale. Amici, qui le foto qua si sprecano!! 🙂

Poco distante troverete Gordes, posto su una collina dominata da un castello e dalla chiesa di St-Firmin, attraversato da strade medioevali con porticati e coperture a volta…un paesino veramente incantevole! Nelle vicinanze di Gordes al Village des Bories non perdetevi les bories, casupole costituite da lauzes, lastre di pietra calcarea, con pareti che arrivano sino a 1,5 m di spessore. Originarie del 2000 aC, regolarmente ricostruite sino al secolo scorso erano per lo più ubicate nei campi e venivano utilizzate come rifugio o ripostiglio per gli attrezzi.

Infine Roussillon: l’aspetto di questo villaggio caldo ed accogliente grazie all’uso dell’ocra con le sue 17 varietà e le sue enormi cave, che si trovano ad est del paese.

Ci fermiamo a Peyrolles in un incantevole bed & breakfast.

Domenica

Questa domenica per noi è sinonimo di campi immensi di lavanda, di festa della lavanda e di Valensole, centro della produzione della lavanda di tutta la Francia, ubicata ai margini dell’omonimo altipiano, dominato da una turrita chiesa gotica. Ovunque compaiono cartelli che segnalano la presenza di un produttore di miele ai fiori di lavanda. 

Qualcosa di incredibile!! 🙂

Per terminare questo magnifico week-end alla grande non ci siamo fatti mancare una delle attrattive naturali più suggestive di tutta la Francia: les Gorges du Verdon. La bellezza selvaggia che le contraddistingue è da mozzare il fiato. Il fiume Verdon, affluente della Durance, solca le rocce raggiungendo una profondità di 700 m. Vi segnaliamo due dei più spettacolari punti panoramici: il Pont de l’Artuby e il Port Sublime. Non vi resta che ammirare lo splendido panorama e scattare foto come se non ci fosse un domani!! 😉

Gli imperdibili

Bouillarbasse —> è la zuppa di pesce più famosa della Provenza che arriva direttamente dalla tradizione marsigliese. È composta da pesci locali tra cui triglie e scorfani con pomodoro e zafferano servita in un abbondante brodo e pane abbrustolito con una maionese piccante chiamata rouille. Favolosa!!

Tapenade —> versione provenzale del condimento a base di olive; la ricetta più semplice comprende olive, capperi, acciughe e olio d’oliva in abbondanza, una combinazione davvero vincente!

Aioli —> elemento fondamentale della cucina provenzale; composta da aglio, olio d’oliva, tuorlo d’uovo e succo di limone, si tratta di una salsa leggermente acida ma cremosa e si accompagna a molti piatti. Inoltre, in Provenza, aioli è anche il nome di un piatto: l’elemento cardine è la salsa circondata da varie verdure lessate, pesce lesso e uova sode.

Socca — > uno dei piatti più saporiti e multiculturali, questa focaccia a base di ceci è cotta in un forno a legna, solitamente su una grande teglia di rame (larga circa 1 metro). Aromatizzato con le erbe di Provenza e molto pepe nero macinato grosso, va mangiata appena uscita dal forno, e rigorosamente senza posate! 🙂

Fougasse —> derivata da una focaccia romana servita in tutto l’Impero, quella della Provenza è arricchita da una sana dose di olive, formaggio ed acciughe. 

Salade nicoise —> una vera specialità, una cosiddetta salade composée della tradizione francese, che contiene pomodori freschi, tonno, uova sode, olive locali e acciughe. Condita con un po’ di vinaigrette, questa ricetta ha un sapore unico, profondamente legato alla regione mediterranea.

Ratatouille —> un tempo considerato semplicemente un piatto contadino a base di verdure poco costose, è diventato nel corso degli anni un piatto iconico della Francia. Lo stufato, che nasce a Nizza, si compone di pomodori, melanzane, cipolla, zucchine, peperoni cotti lentamente con aglio e erbe di Provenza fino a ottenere un piatto delicato e ritemprante.

Tarte tropezienne —> dessert tipico di St. Tropez, questa tarte è composta da un brioche soffice poco dolce ai fiori d’arancio guarnita di zucchero perlato, farcita con un mèlange di tre creme, tra cui crema al burro e crema pasticcera. Una delizia esagerata!

Croissant —> ok, non è un imperdibile specifico della Provenza, ma lo è appena si varca il confine francese, sebbene le origini si perdano in terra austriaca. Ma i francesi si specializzarono, utilizzando pasta sfoglia e burro in abbondanza arrivando a quel magnifico e fragrante prodotto da forno che tutti noi conosciamo! Ma ragazzi, qui è poesia!! Quindi proprio no, non potevamo non metterlo in lista! E no, assolutamente no, non dovete perdervelo!! 🙂


CROAZIA

[2019 – Aprile]

Vi avevamo già raccontato della vicina Slovenia, e di quanto spesso ci capita di andarci viste le origini triestine da parte di papà della Gio, e da Trieste si arriva davvero molto rapidamente. In Croazia invece siamo andati una sola volta, ma siamo curiosi di poter esplorare meglio questa magnifica nazione.

Il nostro mini viaggio è partito dalla perla dell’Istria, Rovigno. Uno dei borghi più visitati della Croazia, di una bellezza unica; bellezza che si può trovare in ogni piccolo dettaglio: dalle finestrelle colorate ai pittoreschi vicoli, dal porticciolo alla scalinata a picco sul mare. Abitata già dall’era preistorica, fu sotto la dominazione romana ad assumere una certa importanza. La consacrazione come punto di riferimento per tutto l’Adriatico arrivò con la conquista da parte della Repubblica di Venezia, sotto la quale si sviluppò ulteriormente fino a diventare il porto più grande dell’Istria. Alla fine della I Guerra Mondiale fu annessa al territorio italiano, a cui appartenne fino al 1947; nonostante il “passaggio” alla Jugoslavia e l’emigrazione di massa della popolazione italiana autoctona, tutt’oggi l’italiano è una lingua parlata correttamente ed abitualmente. Quello che proprio non dovete perdervi oltre al girovagare nei magnifici violetti 😉 è la chiesa di Santa Eufemia con il suo bel campanile che svetta dalla cima della collina ed è visibile da ogni angolazione.

Seconda tappa del nostro viaggio, i laghi di Plitvice. Questo territorio di straordinaria bellezza ha sempre attratto gli amanti della natura: da qui la sua istituzione a primo parco nazionale della Croazia, avvenuta ufficialmente l’8 aprile 1949. Il processo di sedimentazione del calcare, responsabile della formazione delle barriere tufacee e dei laghi, rappresenta un valore unico e universale. Per questo motivo i Laghi di Plitvice, il 26 ottobre 1979, sono stati iscritti nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, ricevendo così la meritata consacrazione internazionale. Il parco Nazionale dei Laghi di Plitvice si trova a metà strada tra Zagabria, capitale della Croazia, e Zara in Dalmazia ed è formato da 16 laghi alimentati dai fiumi Bijela Rijeka e Crna Rijeka (Fiume Bianco e Fiume Nero) e da sorgenti sotterranee, collegati tra loro da una serie di cascate, che si riversano nel fiume Korana. Il Parco di Plitvice si divide in due parti: la parte superiore i cui laghi si trovano in una valle dolomitica circondati da foreste e collegati da spettacolari cascate, e la parte inferiore dove si possono vedere laghi più piccoli e vegetazione più bassa. Nell’area del Parco vivono numerose specie animali, tra cui orsi, lupi, cinghiali, volpi e tassi, e diverse specie di uccelli. Oltre le passerelle di legno, per gli spostamenti all’interno del parco, vengono messi a disposizione battelli elettrici, barche e un trenino. Ma noi abbiamo fatto tutto a piedi! 🙂

Il nostro tour in terra croata si è concluso a Zagabria, città tutta da esplorare in un’atmosfera tranquilla, ma al tempo stesso vivace. Il nostro itinerario di un giorno prevede le tappe principali, escludendo quindi musei ed attrazioni che richiederebbero troppo tempo. Si parte quindi da una delle piazze più famose di Zagabria: Ban Josip Jelačić Square. Piazza che si trova nella Città Bassa ed è interamente pedonale, circondata da meravigliosi edifici e locali con tavolini esterni! Fermatevi a bere un caffè in uno dei tanti locali e poi raggiungete la piazza adiacente, dove si svolge ogni giorno il mercato di Dolac, grande e storico mercato con bancarelle di frutta e spezie e con chioschi dove assaggiare le specialità tipiche del luogo. Il mercato viene allestito ogni giorno e potrete vedere le Kumize, le anziane donne anziane, che raggiungono la città appositamente per vendere i prodotti delle loro campagne al mercato! Dopo una passeggiata tra le bancarelle, visitate la Cattedrale di Zagabria. La Cattedrale è dedicata all‘Assunzione della Beata Vergine Maria ed è davvero imponente: con una lunghezza di 77 m e una larghezza di 48 m, al suo interno può ospitare più di 5.000 persone! Simbolo distintivo della Cattedrale sono le sue due guglie, alte 108 m e visibili da ogni punto della città! Al suo interno potrete ammirare meravigliosi affreschi, tra cui molti originali del 1200! Una tappa davvero imperdibile.Prendete poi la piccola e famosa funivia, la più piccola del mondo, lunga solo 66 m ed in 64 secondi vi porterà nella Città Alta, dove visitare la Lotrscak Tower, il punto di difesa più importante della città. Un tempo, i rintocchi della sua campana annunciavano la chiusura delle porte della città, per evitare ai nemici di entrare.

Assicuratevi di essere qui a mezzogiorno: dal 1877, ogni giorno a quest’ora dalla torre viene sparata una salva di cannone. Questa tradizione nasce da una leggenda: l’esercito ottomano era pronto ad attaccare la città, ma una cannonata, partita dal colle di Gradec, centrò in pieno la tenda del Pascià! Lo stupore e il timore furono tali da portare l’esercito turco alla ritirata.

Dopo pranzo, raggiungete la piazza Markov. Qui vi troverete nel cuore della parte medievale di Zagabria! La piazza accoglie diversi edifici, tra cui diverse istituzioni politiche come il Parlamento Croato. Tra tutti gli edifici della piazza, quello che subito attirerà la vostra attenzione è la Chiesa di San Marco. Impossibile, infatti, non notare il suo tetto, che riporta gli stemmi della Croazia, della Dalmazia e della Slovenia. Un insieme di colori impossibile da non fotografare, che contrasta con le pareti bianche immacolate. Una volta attraversato il prezioso portale d’ingresso, uno dei più importanti di tutta Europa per la ricchezza di decorazioni, vi ritroverete dentro ad un piccolo scrigno, con le pareti ricche di opere d’arte di artisti conosciuti in tutto il Paese.

Fate attenzione ai lampioni: nella piazza, così come nelle vie circostanti della parte antica, tutti i lampioni sono a gas! Ogni sera c’è un addetto che passa per accendere uno dopo l’altro tutte le luminarie. Trascorrendo anche la serata nella Città Alta potrete assistere a questa attività d’altri tempi!

Nel pomeriggio visitate il famoso e unico Museo delle Relazioni Interrotte, un must di Zagabria. Questo museo, in sloveno Muzej Prekinutih Veza, è dedicato alle storie d’amore senza un lieto fine. Al suo interno è infatti possibile vedere diversi oggetti che simboleggiavano le relazioni e che sono per la maggior parte donate dai turisti. Si tratta quindi di esperienze davvero vissute ed è un museo in continuo mutamento. Questa idea nasce proprio da un’esperienza diretta, quella di Olinka Vistica, produttrice cinematografica, e Drazen Grubisic, scultore: al termine della loro relazione hanno deciso di aprire il museo con oggetti appartenenti alla loro relazione interrotta.

Infine, trascorrete la serata proprio nella Città Alta, centro della movida, ricca di ristoranti tipici in cui fermarsi a cena e locali in cui passare la serata.

Gli imperdibili

Crnirižot —> servito da praticamente tutti i ristoranti croati, è un risotto alla seppia che assume il caratteristico colore nero dell’inchiostro dell’animale marino. Oltre alla seppia, questo risotto può contenere anche altri frutti di mare come cozze e vongole.

Sarma —> un secondo piatto croato particolarmente gustoso, costituito da involtini di cavolo ripieni.

Čobanac —> questo completo e nutriente piatto tradizionale è considerato il pasto tipico dei pastori, che sono soliti consumarlo in seguito alle lunghe giornate di lavoro trascorse nei pascoli o nei boschi. Il Čobanac è costituito da vari tipi di carne cotti nel paiolo e stufati in un denso sugo di verdure.

Punjene paprike —>i peperoni ripieni croati si ottengono farcendo la verdura con carne macinata, riso e spezie, per poi cuocere il tutto con la salsa di pomodoro. Questo piatto, apprezzato e preparato soprattutto in estate, è uno dei piatti tipici della Croazia più noti.

Kotlovina —> il pasto preferito nel nord della Croazia, questo piatto si prepara friggendo vari tipi di carne e verdure per poi procedere a una seconda cottura a fuoco lento.

Brodetto —> specialità a base di pesce, granchi e frutti di mare tipicamente consumata dai pescatori in seguito alle lunghe giornate di lavoro.

Fuži —> questa tipica pasta croata è costituita da sottili pezzi di pasta a forma di tubetto. Preparata a partire da semplici ingredienti come farina, uova, sale e acqua, si può consumare con numerose salse e sughi.

Peka —> il massimo della cottura alla brace, costituito da carne e verdure è uno dei piatti croati più prelibati e che potrete facilmente trovare in ogni ristorante.

Paprenjaci —> biscotti tradizionali croati la cui produzione risale al lontano XVI secolo. Creati con miele e pepe nero, acquisiscono un sapore unico e indimenticabile anche grazie agli altri ingredienti che li compongono quali sciroppo di zucchero, burro, uova e spezie locali.

Fritule —> il più popolare e noto dessert croato. Dalla forma arrotondata e preparate con farina, uvetta, grappa locale e scorza di limone, saranno il dessert ideale per terminare un pranzo o una cena in perfetto stile croato.


TRENINO ROSSO DEL BERNINA

[2019 – Febbraio]

Il trenino rosso del Bernina parte da Tirano a 429 metri sul livello del mare e con un percorso di circa 60 km attraversa tutte le fasce di vegetazione delle Alpi. È l’unico treno d’Europa che scala la montagna senza cremagliera. È entrato a far parte del patrimonio mondiale dell’Unesco nel 2008.

Vi assicuriamo che quello che vi attende è un tragitto all’insegna dello stupore e delle forti emozioni. Su verso i ghiacciai scintillanti e poi di nuovo giù: il Bernina Express, la tratta ferroviaria alpina più alta d’Europa, s’inserisce armoniosamente nella cornice montana dell’Albula e del Bernina. 55 gallerie, 196 viadotti e pendenze fino al 70 per mille che il treno supera con nonchalance. Ad un’altitudine di 2253 metri si trova poi il punto più alto della ferrovia retina, l’Ospizio Bernina: qui natura e cultura si fondono per dar vita al più affascinante dei viaggi alla scoperta delle Alpi.

Grazie alle moderne carrozze panoramiche, è possibile godere di una vista a 360° sul panorama alpino incontaminato. Un vero spettacolo, in qualunque stagione; noi abbiamo fatto questo viaggio, quando tutto era innevato e con uno splendido sole. Potete immaginare lo spettacolo!

Giorno 1

Siamo partiti da Tirano, città slow e città del vino, capolinea italiano della ferrovia del Bernina, ed abbiamo fatto sosta nella cittadina di Poschiavo, dove abbiamo pranzato. Immerso nel fondovalle Poschiavo, collocato a 1014 m slm, si lascia “cullare” tra le forti braccia del massiccio calcareo alle sue spalle, il monte Sassalbo, e dagli ampi prati che lo circondano. Oltre al fermento di questa “grande piccola stazione”, potrete conoscere i caratteri eleganti e un pò eccentrici di questo borgo svizzero di lingua italiana con una visita di un paio di ore. Poschiavo, comunemente chiamato “borgo”, si fa notare già anticamente quale luogo di transito favorito, e al contempo d’obbligo, per la via Bernina, che conduceva oltre il Passo. In antichità, prima dell’avvento della ferrovia del Bernina, era, infatti, un punto di sosta per le carovane che, dalla Valtellina, si dirigevano verso Coira, trasportando merci varie e in particolare vino. La sua economia di transito ebbe una battuta d’arresto causata dall’alluvione del 1834, dall’emigrazione in Europa e dalla realizzazione dei principali trafori alpini, che deviavano il traffico dalla Valposchiavo ad altre mete. Il borgo tornò vivace e fiorente, come in passato, solo grazie alla presenza del trenino rosso dal 1910 e all’attività delle centrali elettriche attive dall’inizio del XX secolo. Rimarrete senza dubbio soddisfatti della visita di questo luogo di grande eleganza, ma anche di genuina cordialità tra case patrizie, chiese e musei del suo centro storico.

Alle 15.30 abbiamo proseguito con il trenino fino al rifugio Alpe Grum (2091 m slm), dove abbiamo pernottato. Alp Grüm racchiude in sé romanticismo, avventura e curiosità. Nel totale silenzio della natura circostante, interrotto solo dal vocio dei viaggiatori in sosta, qui ci si sente piccoli e fuori dal mondo, al cospetto del Piz Palù che gli si affaccia davanti. Questa stazione è un rifacimento del 1923 di un edificio precedente. Guardando sull’angolo del rifugio noterete una targa in legno, con una scritta in lingua giapponese. Vi sembrerà inspiegabile e curiosa la presenza di questi ideogrammi, che vi riportano ad una terra lontana, il Giappone, ma in realtà un motivo c’è! Dal 1979 esiste un gemellaggio tra la ferrovia Retica e la ferrovia di montagna giapponese Hakone – Tozan, realizzata su modello della ferrovia del Bernina.

Giorno 2

Si comincia con una bella colazione in rifugio, e con due passi attorno il rifugio. 

Verso le 10.15 ripartiamo con il trenino per St. Moritz, incontrando come prima fermata Ospizio Bernina, il punto più alto della linea 2330 m slam, per poi iniziare a ridiscendere di quota, nelle propaggini del ghiacciaio del Morteratsch, ammirando distese di soffice neve, rimanendo colpiti dal susseguirsi di laghi e piste da sci mozzafiato. Morteratsch è la sosta che chiunque dovrebbe fare almeno una volta nella vita! Non si tratta, infatti, di una semplice stazione o di un normale sentiero, bensì di un’esperienza che vi permetterà di comprendere da vicino la storia e l’evoluzione dei ghiacciai. Dopo le funivie di Bernina Diavolezza e Bernina Lagalb, il treno prende velocità, lungo il rettilineo che costeggia il fiume Ova Bernina, fino a che inizia una discesa più pronunciata che culmina nella curva di Montebello. Ecco che il momento tanto atteso è arrivato, fotocamere tra le mani, potrete immortalare l’anfiteatro di montagne, capitanato dal Piz Bernina, con i suoi 4049 mslm! Uno spettacolo unico.

Pranzo e visita del famoso villaggio alpino, stazione capolinea del treno del Bernina, dove si conclude questo tour veramente emozionante e ad accogliervi ci sarà una cittadina nota al mondo per il suo glamour, le sue boutique nel centro e il suo straordinario lago. A 1856 mslm è situata “la perla dell’Alta Engadina”, St.Moritz è una tra le località svizzere grigionesi più famose al mondo. Anticamente San Murezzan, così denominato in lingua romancia, era un piccolo villaggio agricolo, immerso tra le Alpi e raggiungibile attraverso i valichi montani, tra cui il famoso passo del Bernina, solo da diligenze e slitte d’inverno. Certamente, oltre alla vita agreste, in questo luogo, già dall’epoca del bronzo, si conoscevano le acque termali. Il primo a suggerirle per le cure fu il famoso medico Paracelso, mentre per lo stesso motivo Papa Leone X dichiarò St.Mortiz addirittura “luogo di pellegrinaggio”! La sua notorietà in ambito turistico arrivò, però, dopo la metà dell’800, periodo in cui la ricca clientela internazionale lo scelse come destinazione per le proprie vacanze. Divenne in breve una cittadina cosmopolita, esclusiva, in grado di accogliere i turisti esigenti della “Belle époque”. Alla magnificenza degli hotel di lusso si aggiunse la lungimiranza di Johanes Badrutt che, con il suo piglio imprenditoriale e grazie ad una scommessa fatta a degli ospiti inglesi, lanciò il turismo invernale, vera svolta per questa località turistica nelle Alpi! Ricordatevi, prima di incamminarvi, di prendere una piantina del posto presso l’ufficio turistico in zona biglietteria, vi svelerà parecchie curiosità. 🙂

Alle 16 circa è ora di lasciare St.Moritz, e godersi nuovamente tutto lo spettacolo del viaggio fino a Tirano.

Gli imperdibili

Pizokel —> un parente lontano dei pizzoccheri valtellinesi, sono una specialità gastronomica grigionese molto apprezzata. La loro pasta e consistenza è simile a quella degli spätzli. Per questa ricetta si usano farina di grano saraceno. I Pizokel vengono poi conditi con Bauernspeck, cipolla, salvia e verdure (spinaci, verza, fagiolini) infine serviti con burro ed un buon formaggio di malga grattugiato. Non avete già fame? 🙂

Plain in pigna —> questa gustosa specialità della tradizione engadinese che ricorda i rösti si prepara con patate, salsicce, prosciutto, aglio, farina, semola di mais e latte. Una bomba!

Chapuns —> piatto tradizionale grigionese a base di un impasto (farina e uova cui vengono generalmente aggiunti pezzetti di affettato tagliato a dadini come carne secca, landjäger, prosciutto cotto, andutgel o salsiz) , avvolto in una foglia di costa (o di bietola da taglio), bolliti nel latte e nel brodo e poi serviti con un pizzico di speck, formaggio oppure cipolle.

Fondue al formaggio —> formaggio fuso e pezzi di pane. I pezzi di pane vengono infilati a spiedino sulla forchetta da fonduta e immersi nel formaggio fuso, che viene servito nel Caquelon (la pentola di ceramica). Immamncabile!!

Nusstorte —> torta di noci engadinese, un guscio di pasta frolla ripieno di noci, creme caramel e miele saprà chiudere in dolcezza il vostro pasto e darvi la carica giusta per affrontare il viaggio di ritorno. 

Non perdetevi la pasticceria Hanselman a St. Moritz, un paradiso di dolci custodito sin dalle origini dalla stessa famiglia da ben quattro generazioni. Praline, birnbrote, trüffes, mandorle, marrons glacées e la tradizionale torta di noci engadinese sono i prodotti caratteristici. La loro produzione varia dalla cioccolateria alla pasticceria fresca, dalla frutta candita alla cioccolata calda e poi i rustici e l’immancabile pane: tradizionale alle noci, alla frutta, ai cereali. I dessert sono curati nei minimi dettagli e soddisfano ogni palato con le ghiottonerie ma anche con le proposte per i diabetici. La famiglia Hanselmann ha saputo raccogliere le competenze di ognuno e rinnovarsi sempre, aggiungendo un tocco personale ad ogni specialità e ricetta classica. L’uso delle spezie e la combinazione particolare di sapori rendono la pasticceria un posto originale per l’acquisto di regali. 


AMSTERDAM

[2018 – Novembre]

La “Venezia del Nord” è  una città cosmopolita che però ha saputo mantenere l’aspetto di un paese: case strette, viali, i suoi famosi canali e ci si sposta a piedi od in bicicletta. Città tollerante per tradizione, riunisce genti diverse dal Suriname così come dall’Indonesia. Amsterdam non smette di stupire con i tesori della pittura olandese, con le chiese rinascimentali, con i palazzi privati, con i musei eccezionali, con magazzini riconvertiti e certamente anche con i suoi coffee shop e con il suo chiassoso quartiere a luci rosse.

Nel centro storico si aprono due piazze: il Dam, cuore storico e fiera permanente, intorno al quale si sgranano i simboli della città mercantile (il Palazzo Reale, la Chiesa nuova e la Borsa); il Niewmarkt, con le sue case di bambola risparmiate dal tempo. A nord si estende il quartiere a luci rosse, un dedalo di viuzze e case sbilenche, celebre per i sex shop e le prostitute in vetrina. Nel corso di questo insolito giro si vedrà la chiesa più antica della città del XIV secolo, l’Oude Kerk; la Cappella del “Buon Dio in soffitta”, una cappella nei sottotetti di una casa borghese e la Chinatown locale, con la sua sorprendente pagoda, il primo tempio buddhista cinese di tutta Europa. 

Merita una visita Jordaan, quartiere operaio nato nel XVII secolo: case galleggianti, barche, velieri, ma anche l’ex zona portuale trasformata in quartiere residenziale. Da vedere: l’Het Ship, complesso di alloggi operai dalle linee arrotondate, con motivi scolpiti nel mattone e torrette ad angolo a forma di sigaro; la Bartolotti House, che con i suoi mattoni rossi e pietre bianche e con i suoi frontoni a gradini ornati da colonne incarnano in pieno il Rinascimento olandese; la sede della Compagnia delle Indie; l’Anne Frank Huis, dove Anna e la sua famiglia vissero confinati due anni prima di essere denunciati e deportati nel 1944. 

Resterete affascinati dai maestosi canali Herengracht, Keizersgracht e Prinsengracht che prospettano le facciate più nobili della città: qui le dimore si aprono su quattro o cinque campate. A due passi, i tavolini dei caffè ed i musicisti di strada invadono Leidseplein, animata fino a tarda notte. Sempre in zona non perdetevi l’Het Grachtenhuis, museo appassionante ed interattivo, che racconta la storia dei canali, realizzati a partire dal XVII secolo per estendere la superficie della città. A nord-est, modesta e piena di fascino, la torre della Zecca risuona al di sopra della spettacolare armonia di profumi e colori del celebre mercato dei fiori. D’altro canto, non è Olanda senza tulipani!

A sud, a pochi passi dal Vondelpark, meraviglioso ed immenso parco all’inglese, si estende il prestigioso quartiere dei musei. Tutta la nostra attenzione è stata rivolta allo splendido Van Gogh Museum perchè alle 18:45 avevamo un altro bell’impegno: l’Heineken Experience!! 😉 Assolutamente consigliata la visita al vecchio stabilimento Heineken, dalle sale di miscelazione con gli enormi tini di rame alla simulazione di imbottigliamento. E poi la degustazione, non può mancare di certo!

In zona non perdetevi la Roemer Visscherstraat, dal n.20 al n.30 sette case illustrano sette paesi d’Europa ed i loro stili. Veramente particolare!!

La gita fuori porta da non perdere è Zaanse-Schans: mulini a vento, fattorie, atelier e case del XVIII-XIX secolo sulle sponde dello Zaan. Dimostrazioni di mestieri artigianali: fabbricazione di zoccoli e formaggi. 

Gli imperdibili

Bitterballen —> deliziose polpettine fritte di carne da tuffare come da tradizione nella senape. Noi le abbiamo gustate da De Ballenbar nel mercato De Hallen, sontuoso complesso che sotto la sua struttura industriale accoglie una trepidante food court, dove gli stand fanno il giro del mondo. 😉

Stroopwafel —> due deliziose cialde unite da uno strato di sciroppo dolce filante. Per gustarlo al meglio, provatelo caldo e direttamente in uscita dal forno di un mercato all’aperto, proprio come abbiamo fatto noi! 🙂

Broodje haring —> azzardato lo è, ma non fatevi spaventare. Non potete perdere quest’esperienza se visitate Amsterdam. Si tratta di un bel morbido panino con aringa cruda, cetrioli verdi lunghi e cipolle. Dai sapori molto forti, ma a noi è piaciuto veramente molto!!

Patate fritte olandesi —> non chiamatele semplicemente patatine. Fidatevi, sono tutt’altra cosa: tagliate così spesse le trovate nei menù sotto la voce patat o frites, servite belle calde in cartocci di carta e immerse nelle più deliziose salse d’accompagnamento. Chiedete una porzione di “patatje oorlog” per gustarle abbinate a una salsa agrodolce di maionese, burro di arachidi e cipolle. Solo per stomaci forti!!

Poffertjes —> piccoli e morbidissimi pancakes, ricoperti di burro ed abbondante zucchero a velo! Una golosità senza eguali!!

Stamppot —> è di sicuro il più apprezzato e delizioso piatto olandese: un piatto a base di salsicce affumicate accompagnate da un contorno di purè di patate e verdure, solitamente crauti, carote, cipolle e spinaci. Se volete gustarne una versione davvero tradizionale prenotate un tavolo al ristorante Moeders letteralmente madri, che offre una cucina olandese come le mamme e le nonne sono solite preparare. 

Rijstaffel —> ovvero riso ricco all’indonesiana! La forte influenza indonesiana nella cucina di Amsterdam si avverte, deliziosa, in tutta la città. Nessun tour culinario in Olanda può considerarsi completo senza una visita in un ristorante indonesiano. Vi basterà ordinare un rijsttafel (letteralmente: un tavolo di riso) per catapultarvi nei sapori dell’ex colonia olandese: di fronte a voi avrete una sinfonia di profumi di tutte le spezie delle isole, catturate in una serie di piatti che bene rappresentano la varietà culinaria dell’Indonesia. Indimenticabile il satay di pollo con burro di arachidi!

Speculaas —> un biscotto di pasta frolla croccante e dal particolare sapore speziato: cannella, ginger, cardamomo, pepe, noce moscata e chiodi di garofano.

Appeltaart —> la torta alle mele olandese, ricorda molto una classica crostata alle mele: pasta frolla alla base e in copertura a formare l’immancabile reticolato. La farcitura prevede mele a fette aromatizzate alla cannella con zucchero e succo di limone. L’originale torta di mele olandese prevede l’utilizzo di mele non troppo dolci, anche perché, di solito, la fetta viene accompagnata da un ricciolo generoso di panna e quindi non necessità di ulteriore dolcezza. Ad accompagnare la torta, un buon infuso alla menta fresca, tipica bevanda olandese.

Birra —> la birra ad Amsterdam è un vero e proprio rito, le marche più conosciute sono Heineken e Amstel. Un bel divertimento è poi scovare i beershop, dove vengono serviti centinaia di tipi diversi di birra in bicchieri di tutte le forme e dimensioni.

Un’atra chicca, e perdonateci se andiamo un pò fuori tema, ma se siete amanti del burro di arachidi come noi, ci capirete!! 🙂 Non perdetevi la magnifica torta di Bakers&Roasters…la ricordiamo benissimo a distanza di 3 anni, che torta spaziale!

Ultima segnalazione ma in questo caso trattasi di negozio è Duikelman, una miniera d’oro per gli appassionati di cucina. Oltre 15000 articoli esposti dallo spremiagrumi alle casseruole, dalle spatole ai ricettari.


LONDRA

[2018 – Febbraio]

Ah Londra….difficile descriverla! Così grande, così multiforme, all’avanguardia ed allo stesso tempo tradizionale, con il suo amore verso i green, affezionata al protocollo reale, alle uniformi, alla moda ed ai pub. Un autentico puzzle di quartieri dalle forte identità e con abitanti cosmopoliti.

  1. Westminster – Whitehall

Iniziamo il nostro tour dal London Eye, la ruota panoramica più grande d’Europa che ci porta a 135 m di altezza a contemplare Londra dall’alto. Che spettacolo!! Attraversate quindi il Westminster Bridge, e vi troverete di fronte l’House of Parliament, cuore della vita politica inglese con la sua straordinaria architettura neogotica, ed il Big Ben, l’orologio più famoso del mondo, dal timbro e dall’affidabilità leggendari. Sono così iconici! Basta poi voltare lo sguardo ed eccovi Westminster Abbey, capolavoro del gotico inglese. Continuando sul viale Whitehall, giungerete in Trafalgar Square, con la sua imponente colonna dedicata a Horatio Nelson. Subito dopo occorre una sosta al National Gallery, una delle collezioni più ricche del mondo di dipinti di maestri europei (se non volete vederli tutti, date un’occhiata ai pezzi più celebri…ne vale la pena!). Un’altra vera attrattiva per i turisti, che invece per i londinesi è ormai una banalità, è il cambio della guardia a Buckingham Palace: la sfilata ordinata delle guards, nella loro celebre uniforme rossa e dal celebre colbacco in pelo d’orso. Tutto ciò avviene dalle 11.30 alle 11.45 del mattino. Subito dopo, attraversate Saint James Park e recatevi a Buckingham Palace, la residenza dei sovrani britannici.

  1. Covent Garden – Soho – Bloomsbury 

A qualunque ora regna un’attività frenetica. Non perdetevi Piccadilly Circus, Regent Street, Oxford Street, Covent Garden e perchè no una sera a teatro! Qui troverete anche il British Museum, lo straordinario museo di archeologia ed etnologia, bellissimo il cortile interno.

  1. City – St Paul’s – Shoreditch – Clerkenwell

Quartiere fantasma nel week-end, dal lunedì al venerdì la City pulsa al ritmo della finanza. Nel dedalo di viuzze s’innalzano i suoi iconici grattacieli del XXI secolo (Walkie Talkie, Swiss Re Tower, il Cetriolo e la Grattugia… giusto per citarne alcuni) accanto a chiese, mentre traders ed operai si trovano fianco a fianco al bancone di vecchi pub. Non perdetevi la St Bartholomew the Great, la più antica chiesa della City del XII secolo, rara testimonianza di architettura normanna, e certamente St Paul’s Cathedral, con la sua immensa cupola, la più grande al mondo, dopo San Pietro of course! Vi segnaliamo con gran piacere il Leadenhall Market, edificio vittoriano con gallerie ad arcate di metallo rosso e crema e cupola di vetro, che ospita negozi, ristoranti, un mercato di fiori, bijoux ed oggetti d’arte. Vi sembrerà di esserci già stati, perchè set di numerose riprese fotografiche e cinematografiche, tra cui alcune scene di Harry Potter Diagon Alley. 

  1. Islington – King’s Cross – Camden – Hampsted

Camden Town, che quartiere ragazzi! Vecchie case in mattoni, facciate stravaganti, vivace mercato delle pulci, musica underground e profumi esotici…. Qui l’eccentricità è di rigore e si possono incontrare ad ogni ora del giorno e della notte punk, gotici e beautiful people! Ad ovest, la modesta collina delle primule, Primrose Hill con le sue tipiche case vittoriane offre un’ampia vista su Londra. Il vicino Regent’s Park merita certamente una visita. In zona King’s Cross, non perdetevi il Regent’s Canal, un canale di 13 km che collega il bacino di Little Venice ai docks. Deliziosa la passeggiata lungo le alzaie, dal London Canal Museum.

  1. Mayfar – Marylebon

Mayfair è considerato il quartiere più signorile di Londra: boutique, alberghi prestigiosi, negozi di lusso. Grandi prati, platani secolari e tigli ombrosi, panchine di ghisa e vecchi lampioni a gas vi accoglieranno nel sobrio Green Park, dal fascino desueto. Ma proprio di fronte troverete il più popolare dei parchi londinesi, un immenso polmone verde nel cuore della città: Hyde Park. A nord, spicca Marylebone, un quartiere animato che conserva magnifiche facciate georgiane; immancabile una visita al Madame Tussauds, con le sue figure di cera dei grandi personaggi della storia e di mitiche star. Potete sbizzarrirvi con le foto!! 😉

  1. Kensington – Notting Hill

Kensington è dalle due anime: commerciale, con i magnifici negozi in High Street, e residenziale, con imponenti case e scuderie riconvertite. Qui si trova il Kensington Palace, residenza reale dal 1689, ed i Kensington Gardens, separati da uno specchio d’acqua, The Serpentine, da Hyde Park, sono certamente più intimi ed ordinati. Non distante, l’Holland Park, il parco più romantico di Londra, composto da un insieme di giardini in cui fanno la ruota i pavoni. Dirigetevi poi a nord, e vi troverete a Notting Hill, quartiere chic, variopinto e cosmopolita da fine anni ’50, con le sue dimore georgiane sulle alture, con strade orlate di case pastello sui declivi. 

Se come la Gio avete amato il film Notting Hill con Julia Roberts and Hugh Grant, siete nel posto giusto! La casa dal “portone blu”, l’appartamento di William Thacker, lo squattrinato libraio interpretato da Hugh Grant, esiste davvero e si trova al 280 Westbourne Park Road. Il negozio di libri di William Thacker, The Travel Book Co. si trovava al 142 Portobello Road, dove oggi vi è il negozio “Notting Hill”. La libreria di Hugh Grant, in realtà, ha preso spunto dal vero The Travel Bookshop che si trova a circa 200 metri a nord, al 13 di Blenheim Cresent.

Un consiglio: venite in zona di sabato, quando la vicina Portobello Road si anima con le bancarelle di frutta e verdure affiancate a quelle di antiquari e allegri bric-à-brac di usato. 

Se siete amanti della storia dei marchi, delle confezioni e della pubblicità dall’epoca vittoriana a oggi, fate un salto al Museum of Brands,Packaging and Advertising. Veramente carino, a noi è piaciuto molto!!

  1. Chelsea – South Kensington – Belgravia

Una passeggiata nello stile e nell’eleganza. Dai prestigiosi musei di South Kensington, attraversando Knightsbridge, si raggiunge l’epicentro dello shopping di lusso: Harrods e Sloane street.

  1. Southwark – Tower Bridge

Questo quartiere aveva ricevuto in eredità case chiuse, taverne e teatri. Un tempo prospero grazie al commercio marittimo, con la chiusura dei docks, a partire dagli anni ’70, ha conosciuto un nuovo declino. Oggi riconversioni e nuovi edifici hanno contribuito alla sua rinascita: dalla Tate Modern (grandioso museo d’arte moderna internazionale, sdoppiata dal 2000 dal Tate Britain) alla City Hall e al The Shard, che con i suoi 310 m è il grattacielo più alto del paese. Dal suo 72esimo piano godrete di una vista a 360 gradi: si ha proprio la sensazione di volare. Lungo il Tamigi invece, non perdetevi la bella passeggiata di Queen’s Walk, le cui rive hanno sedotto i londinesi, che collega Tower Bridge al London Eye. Il Tower Bridge, simbolo di Londra almeno quanto il Big Ben, la cui singolare silhouette evoca la potenza marinara della nazione inglese durante l’età vittoriana. Le due torri neogotiche nascondono il complesso sistema idraulico utilizzato per muovere le due piattaforme basculante. Bella vista dalla passerella di vetro a 42 m sopra il fiume. Fate una visita alla vicina Tower of London, voluta da Guglielmo il Conquistatore per assicurarsi il controllo sul Tamigi, la torre servì anche da prigione. Da vedere il Tesoro della Corona, le insegne dell’incoronazione ed una ricca collezione di armi.

Gli imperdibili

  • Fish & Chips —> Non c’è niente di più tipicamente britannico del “Fish and Chips“. Conosciuto in tutto il mondo, è uno dei piatti più richiesti non solo dagli autoctoni, ma anche dai turisti. Non è nient’altro che un bel piatto di pesce impanato e fritto, servito con patatine, crema di piselli, insaporito con sale ed aceto. Uno degli esemplari più utilizzati è la platessa, insieme al merluzzo, sogliola ed eglefino. Di solito la panatura è composta da farina, acqua, bicarbonato di sodio e aceto; il veicolo di frittura tradizionale sarebbe il lardo, mentre oggi quasi ovunque si usa l’olio di arachidi. Il pesce si fa una bella nuotata nell’olio per circa 6-7 minuti insieme alle patate, aggiunte in dirittura d’arrivo affinché tutto sia pronto allo stesso momento. Noi abbiamo già fame….voi? 🙂
  • Birra —> non dobbiamo dirvelo che bere una pinta al pub è un altro must have, vero? Certamente potrete accompagnarla ad un ottimo pasto. Nei tipici pub inglesi troverete menù semplici, con i veri piatti della tradizione british. Cosa volere di più?
  • Chicken Tikka Masala  —> definito il vero piatto nazionale della Gran Bretagna, Il chicken tikka masala, che significa letteralmente “piccoli pezzi di pollo in salsa gravy”, è un’invenzione recente, nata e cresciuta in terra britannica come risultato dell’incontro tra gusto inglese e profumi e sapori dell’India, immenso gioiello del Commonwealth da cui proviene la fetta più sostanziosa dell’immigrazione londinese. Nel cuore di Banglatown, il nome di Brick lane evoca immediatamente le numerose curry houses e qui troverete numerosi ristoranti dove potrete togliervi ogni soddisfazione.
  • Anatra laccata —> uno dei piatti più raffinati e più famosi della Cina. La preparazione è lunga (diversi giorni), ed è considerata una vera performance. Si presenta al palato croccante, morbida, saporita, dolce, grassa, delicata tutto insieme nello stesso momento. La Gio ne va matta! Chinatown, il quartiere cinese londinese, vi permetterà di togliervi qualunque sfizio con i suoi numerosi ristoranti, e quello che possiamo dirvi è che la cucina proposta è ottima. Lasciatevi tentare, mangerete abbondantemente e bene, a prezzi abbordabili.
  • English Breakfast —> un vero must have per chi si reca a Londra: croccante bacon, uova strapazzate, pomodori e funghi grigliata, salsiccia, fagioli conditi con salsa di pomodoro e pane tostato. Facile da trovare, super gustosa. Imperdibile!
  • Pie and mash —> piatto della tradizione londinese, nato principalmente per la classe operaia. Ancora oggi è molto diffuso, Pie & Mash è un piatto composto da un pasticcio a base di carne abbinato a un purè di patate (mashed potatoes) servito con la mitica salsa gravy.
  • Jacket potatoes —> patate cotte con tutta la buccia e successivamente incise con un taglio a forma di croce e divise in 4 parti per essere farcite. Con le farciture ci si sbizzarrisce: burro, fagioli, bacon, cheddar etc.
  • Afternoon tea —> come farsi mancare il classico the del pomeriggio? Tradizionalmente è composto da tramezzini salati, bun insaporiti con uvetta, paninetti dolci con marmellata e crema (gli scones) , dolcetti vari, biscotti e torte. Dovete sapere che il tea pomeridiano, rito vittoriano, può raggiungere il massimo della raffinatezza. Negli alberghi e nelle sale da tè, in stile retrò o hype, lo servono a regola d’arte: tazze di fine porcellana, infusi di prima scelta, scones alla crema e sandwich al cetriolo…. Ricordate di rispettare il dress code negli ambienti più eleganti.
  • Beef Wellington —> si tratta di un filetto di manzo cotto in “crosta”. La preparazione prevede di arrostire la carne, coprirla di uno strato di duxelle di funghi o foie gras e prosciutto, e avvolgere il tutto in pasta sfoglia. Specialità signature del mitico Gordon Ramsay, noi lo abbiamo mangiato in uno dei suoi bistrot, l’ Heddon Street Kitchen. Semplicemente favoloso!!

Gli imperdibili negozi 😉

Londra merita questo paragrafo a sè stante perchè proprio non possiamo non segnalarvi alcuni negozi, molti dei quali sono rimasti nel nostro cuore!!

  • Fortnum & Mason: ben esposti sotto i grandi lampadari, tè, chutneys, shortbreads, marmellate ed altre leccornie; sempre eccellente, da ben tre secoli!!
  • Carnaby Street: il quartiere simbolo dei Swinging Sixties parla solo di fashion. Merita un giro!
  • Sister Ray: cd e vinili nuovi e d’occasione. Ma se amate gli Oasis (come la Gio) già sapete dove compare la sua vetrina!! 😉
  • Camden Passage: libri vecchi, bijoux, abiti vintage e golosità. Da vedere nei giorni di mercato antiquario, con i banchi all’aperto!
  • Camden Markets: animato e caotico mercatino delle pulci.
  • Portobello: ospita un mercato fin dal 1800, diventato particolarmente famoso per i suoi oggetti d’antiquariato negli anni ’50. Oggi presenta numerose bancarelle che offrono di tutto, da frutta e pane a poster, abbigliamento, ceramiche e musica. Imperdibile!
  • Harrods: c’è davvero di tutto; dal pianoforte all’abito da sera! Un lusso chiassoso che o affascina o irrita. Da vedere certamente le spettacolari Food Halls, dedicate agli alimentari.
  • M&M’s World: il negozio di praline di cioccolato più grande del mondo, con oltre 3.200 mq suddivisi su quattro piani coloratissimi e straripanti di M&M’S. Oltre ad un’ampia gamma di praline di cioccolato e gadget M&M’S, M&M’S Londra ospita il più grande muro di cioccolata, con oltre 100 M&M’S tra cui scegliere. Desideri aggiungere un tocco ancora più personale? Potrete stampare persino i vostri volti sulle praline di cioccolato M&M’S, per tornare a casa e regalare a tutti un po’ di divertimento a colori.
  • Hamley’s: il negozio di giocattoli più grande di Londra. Con ben 7 piani e 5mila mq, è famoso in tutto il mondo, per l’ampiezza ma soprattutto per l’assortimento e l’originalità di giochi, dai più classici a quelli più innovativi e tecnologici.
  • Lego Shop: merita una visita se siete amanti dei mitici mattoncini; ci sono sempre delle belle costruzioni dove potersi fare dei selfie divertenti! 😉

PRAGA

[2017 – Marzo]

La Torre dell’Orologio, gli undici ponti che nel centro della città scavalcano la Moldava, i palazzi barocchi, gli edifici Secessione, le case cubiste: scampata alla seconda guerra mondiale, la “città delle mille torri” sembra la scena di un teatro. Praga è anche il “Conservatorio d’Europa”: nelle sale da concerto, nelle navate delle chiese e nelle trombe delle scale risuona la musica di Mozart, figlio adottivo della città.

Al centro, Staré Mêsto, la Città Vecchia, vibra notte e giorno intorno alla piazza del Municipio, il cuore della città, specchio della sua incredibile ricchezza architettonica, da cui si dipartono viuzze e passaggi angusti. Una vera sinfonia di stili: sotterranei romanici, torri gotiche, palazzi rinascimentali decorati a sgraffito, edifici barocchi, facciate Art Nouveau, persino cubiste. Prima di visitare la Casa civica, una vera istituzione caratterizzata da elementi Art Nouveau, con mosaici in pasta di vetro e ceramica, profusione di marmi, motivi vegetali, ferro battuto…insomma un autentico capolavoro, fate una sosta al Kavárna Obecni dum, il caffè della Casa civica, uno dei più affascinanti di Praga. Lampadari d’epoca, grandi specchi, tripudio di marmo e cromature, camerieri in livrea…. Tutto lo splendore di inizio XX secolo. In questo quartiere, si trova l’iconico ponte Carlo, il più antico (1357) ed il più celebre, dove ai lati si ergono due file di 42 statue di santi, suggestivo la sera, quando la luce dei lampioni proietta sul selciato le ombre delle statue. Prima di attraversarlo, fermatevi al Klementinum, un vasto complesso architettonico, costruito per i gesuiti, splendida la Cappella degli Specchi. Sull’altro lato del ponte Carlo, sulle alture di Hradčany, il Castello, vera e propria città nella città, sede del potere fin dai primi re di Boemia. Tra le sue mura sono racchiusi secoli di storia e di architettura: palazzi, musei, giardini, la più grande chiesa gotica: la Cattedrale di San Vito, la Basilica di San Giorgio ed il Vicolo d’Oro, con le sue casette variopinte. Mentre più in basso troviamo Malá Strana, che si stende fino alla Moldava in una cascata di tetti rossi. La vicinanza al Castello, che vide insediarsi potenti famiglie aristocratiche sui terreni confiscati ai protestanti, ed il grande incendio del 1541, liberatore di spazi, diede vita nel XVII secolo, alla ricostruzione di questo quartiere: palazzi sontuosi, giardini eleganti e cortili segreti, scanditi da chiese straordinariamente decorate, adornano il quartiere più barocco della città. Non lasciate questo quartiere prima di scattare 2 foto nella piazza del Gran Maestro con il famoso muro “John Lennon” coperto di graffiti. Molto toccante la visita al Vecchio Cimitero con le sue 12000 stele caoticamente affastellate, quasi inghiottite dal terreno, e le sei sinagoghe, uniche testimonianze della movimentata storia di quella che fu una delle più importanti comunità ebraiche d’Europa. Del tracciato labirintico del ghetto non rimane più nulla: nel XIX secolo cortili e stradine insalubri hanno lasciato il posto ad eleganti viali e facciate neobarocche e Secessione.

A sud ed a est, Nové Mêsto, la Città Nuova del XIX secolo: ampi viali, gallerie di inizio XX secolo, piazze monumentali. Questo quartiere nasce da un progetto urbanistico del XIV secolo, e si sviluppa intorno all’immensa piazza Venceslao, lunga 750 metri e simbolo della resistenza ceca contro l’occupazione sovietica. In questo quartiere imperdibile la Casa danzante e le Case cubiste. Ancora più ad est, Vinohrady, dai maestosi viali punteggiati di edifici in stile Secessione, rivelano tutto il loro fascino a coloro che sapranno uscire dai sentieri battuti. Un piccolo museo a cielo aperto, da non perdere. Chi domina il quartiere è la torre della Televisione: contestata ed insolita, fu eretta in era comunista per, si dice, confondere i segnali provenienti dall’Ovest.

Gli imperdibili

Guláš —> il gulasch ungherese è assolutamente il primo della lista. Il piatto più conosciuto della tradizione culinaria della Repubblica Ceca e, naturalmente, di Praga, anche se esso è di origine ungherese. Chi visita questa bellissima città non può non assaggiare il gulasch, che, rispetto a quello della tradizione ungherese, è meno piccante. Si tratta di manzo fatto a stufato (si possono usare anche il maiale, il pollo o il cervo) che viene cucinato per molto tempo con la paprika ed è accompagnato da diverse verdure e dai knedikly, gnocchi di pane raffermo tipici di Praga.

Svickova na smetane —> una vera specialità, difficile da descrivere perchè ognuno ha la sua ricetta. Quello che possiamo dirvi è che contiene lombo di manzo, fatto arrosto in casseruola, ed accompagnato con una salsa in agrodolce a base di panna e carote. La carne, poi, è ricoperta di confettura di mirtillo e smetane, una panna acida tipica dei paesi dell’Est.

Veproknedlozelo —> un altro piatto forte della cucina di Praga, molto gustoso, si tratta di maiale arrosto servito con knedikly e crauti: questo piatto lo troverete ovunque, accompagnatelo con una bella pils fresca e leggera e farete tombola! 😉 Molto strong, ma ne vale la pena!! 🙂

Utopence – Salsicce —> tra i caposaldi della cucina praghese, preparate ovunque nei locali ed in strada. Ce ne sono di tutti i tipi: bianche, di cavallo, di maiale, di manzo… Provate tutto quello che vi viene sotto mano, non ne resterete delusi. La utopence è un tipo di salsiccia fatta in salamoia e, solitamente, è accompagnata da cipolline sottaceto.

Prosciutto di Praga —>con la sua bella affumicatura, nei panini di pane scuro… ah che cosa meravigliosa!!

Pecena Kachna —> un altro tipo di carne, che viene molto apprezzata a Praga è l’anatra. Il pecena kachna è un piatto a base di anatra arrosto, che, di solito, presenta un contorno composto da gnocchi di pancetta affumicata e da crauti rossi.

Smazeny syr —> bastoncini di formaggio dolce fritto, accompagnati con patatine fritte e salsa tartara. Molto goduriosi!!

Zelnacka —> zuppa a base di crauti. Da provare!!

Trdlo o Trdelnik —> si tratta di una spirale di pasta dolce cotta su brace ardente attorno ad un apposita struttura di legno. Dorato all’esterno, racchiude un cuore soffice e vellutato, dal gusto inimitabile. Viene arricchito con zucchero e cannella. Il Trdlo si compra nei chioschetti che potete trovare in ogni piazza ed in ogni via della città.

Birra —> a Praga è religione, ne assaggerete di buonissime, sia scure che chiare. Anche in questo caso, provatele, ne resterete felici sempre.


SLOVENIA

[2016-2017-2019…molto spesso 🙂 ]

Noi de @ilristoranteacasa andiamo sovente in Slovenia. Dovete sapere che la parte femminile ha origini triestine da parte di papà, e da Trieste si arriva molto rapidamente in Slovenia. Quindi come potete immaginare, ogni volta che si va a Trieste, si sconfina almeno una volta. 😉

La Slovenia è grande come una regione italiana, ma nel suo piccolo territorio conserva una ricchezza naturale, culturale e storica da fare invidia a nazioni più grandi. Sono due le destinazioni turistiche più famose della Slovenia: la piccola capitale Lubiana ed il romantico e super fotografato Lago di Bled

Lubiana con i suoi magnifici paesaggi, la straordinaria architettura, il ricco patrimonio culturale, l’atmosfera allegra e rilassata…..si fa molto presto ad amarla. E non si fa fatica a scoprire i suoi tesori, tutti a portata di mano, raggiungibili con una passeggiata. Ciascun quartiere conserva la sua impronta storica: medioevale, barocca o liberty anche se, tutta la città è “segnata” dalle incredibili opere del geniale architetto ed urbanista Jože Plečnik. Numerosi ponti attraversano il Ljubljanica e regalano scorci suggestivi, belli da fotografare o semplicemente, ammirare. Graziosi caffè e locali affollano il lungofiume dove, soprattutto di notte, l’atmosfera si riempie di magia. Cercate un posto per il selfie perfetto? Ve lo diciamo subito: il Ponte dei Draghi è un posto davvero unico nella capitale slovena. Il suo nome deriva dai quattro draghi alati che sorvegliano l’ingresso del ponte, e che rappresentano la leggenda secondo la quale sembrerebbe che Giasone uccise il drago che stanziava nel fiume Ljubljanica. La struttura fu ideata da Josef Melan ed edificata da Jurij Zaninović.

Bled invece è una piccola e famosa cittadina che si incontra nel cuore della Slovenia, alle pendici delle Alpi Giulie. Una strada panoramica immersa nel verde termina nel punto in cui si dirama intorno al lago di Bled. Ad accogliere è lo stupore. Tutto sembra appartenere ad un sogno, in un’atmosfera che pare fuori dal tempo. Il romantico lago di Bled con la sua isola al centro, la piccola chiesa gotica che racconta la sua leggenda, e poi il castello, che arroccato alla sua rupe, domina tutto il lago. Entrate nel sogno allora e lasciatevi dondolare a bordo di una tipica “pletna” per esplorare il suo lago oppure su una carrozza tradizionale guidata da un cocchiere per scoprire Bled negli angoli più nascosti.

Il colore che meglio rappresenta la Slovenia è il verde, il verde dei parchi, delle montagne e delle colline: il territorio è quasi intatto, costellato da piccoli borghi, cascate, grotte, fiumi conservati in una fitta rete di parchi nazionali. 

Sulla costa, invece, la Slovenia si tuffa nell’Adriatico: Pirano inserita in una baia naturale in un territorio ricco di cultura e di paesaggi meravigliosi, è certamente nel nostro cuore. Quello che vi attende è un bel villaggio multicolore, punteggiato da casette color pastello. Il centro storico, dall’impianto medievale ben conservato e pedonale, si può esplorare con calma in mezza giornata. Il borgo è circondato da mura che racchiudevano l’originale centro storico, con 7 porte. La più bella, la porta di Dolfin, è decorata da una cresta con tre delfini e risale al 1400. Il centro merita una visita per il duomo di San Giorgio, che è una versione in miniatura della Basilica di San Marco di Venezia, e per una palazzina in stile veneziano del 1400. Sulla facciata del palazzo c’è una targa che recita “Lassa dir”, lasciali parlare, nel dialetto locale: si dice che fosse il regalo di un commerciante veneziano alla sua amante di qui. Passeggiando per i vicoli si potrebbe notare che sono tortuosi: questo disordine apparente è voluto e serve a “spezzare” il soffio dell’imperioso vento di bora. Tra gli scorci più belli c’è poi piazza Tartini, dedicata al celebre violinista che nacque qui. Questa piazza ospita la chiesa di San Francesco, nel cui chiostro c’è un ulivo di 500 anni fa.

Gli imperdibili

Kremna rezina —> letteralmente “fetta di crema” , la torta di crema di Bled non è che un millefoglie alla crema e alla panna tagliata e servita rigorosamente in quadrati della misura di 7×7 cm. O meglio, sono due strati di leggerissima pasta sfoglia che racchiudono una crema vellutata “sormontata” da una panna che per consistenza ricorda quasi una meringa; il tutto cosparso di zucchero a velo. Nonostante gli ingredienti possano far pensare altrimenti, la kremna rezina non risulta affatto troppo dolce o stucchevole; è esattamente il contrario! Dovete sapere che è proprio sulle rive dello splendido lago di Bled che, nel 1953, il cuoco serbo Ištvan Lukačević  l’ha realizzata per la prima volta, affinando la ricetta della sua terra d’origine e portando grande prestigio al Park Hotel, che ne vanta tutt’oggi l’unica a denominazione protetta. Ed è proprio qui che vi consigliamo di assaggiare questo mattonino super goloso, non perdetevelo!

Cevapcici —> tipici della cucina dei paesi della penisola balcanica. Si presentano come polpettine cilindriche del diametro di un paio di centimetri e della lunghezza di 7/8 centimetri, ma sono diffuse anche versioni più tondeggianti. Sono solitamente composti di carne trita fina di manzo e agnello, condita di sale, spezie e aromi. Vengono serviti cotti al barbecue, sulla griglia o alla piastra. Solitamente si gustano con cipolla (generalmente quella bianca) tagliata a dadini o anelli, ed ajvar, una salsa piccante preparata con peperoni rossi macinati e spezie, o con kajmak, un prodotto lattiero-caseario cremoso, tipico dei Balcani. Ma vi avvertiamo, con l’ajvar creano dipendenza!! 🙂

Ljubljanska —> nota anche come bistecca alla lubianese, consiste in due fette di vitello o lonza di maiale (o una sola fetta più grande piegata a libro), farcite con prosciutto cotto e formaggio a pasta fusa, e successivamente impanate e fritte. Viene servita con sale, pepe, un spicchio di limone e salsa tartara slovena (come quella classica ma più salata). La Ljubljanska era una versione arricchita della Wiener Schnitzel austriaca, nata a Capodistria e preparata in onore della visita del principe Ferdinando d’Austria, che divenne l’imperatore Ferdinando I. La ricetta voleva rappresentare un omaggio a tutto l’impero, unendo un elemento austriaco (lo Wiener Schnitzel), uno boemo (il prosciutto di Praga) e uno ungherese (il formaggio). Il nome Lubljanska deriva dalla città di Lubiana, principale città slovena, con lo scopo di aggiungere un elemento slavo alla ricetta. Una bistecca veramente golosa!!

Idrijski žlikrofi —> sono una pasta ripiena a forma di cappello tipica di Idria, in Slovenia. I ravioli di Idria sono preparati con un impasto di patate e altri ingredienti avvolto da un fagottino di pasta sfoglia, e sono spesso serviti con un sugo di carne (o come contorno del gulasch) oppure da soli come primo piatto, nel qual caso sono conditi con il pangrattato. Provateli!

Kranjska klobasa —> una specialità della cucina slovena, preparata solo con carne e grasso suini della massima qualità, con aggiunta di nitrato di potassio, speziata solo con aglio e pepe. In superficie, la Kranjska klobasa (salsiccia di cragno in italiano) è di colore rosso-marrone e ha un leggero sentore di fumo. La consistenza è soda, croccante e succosa, l’aroma è pieno e caratteristico della carne suina salata, stagionata ed affumicata. Una vera bontà!!

Prekmurska gibanica —> un dolce tradizionale sloveno di tipo cake, d’origine della regione dell’Oltremura che viene preparato a partire da una base di pasta frolla con ripieno a strati di semi di papavero, ricotta, noci e mele, disposti secondo un ordine preciso e separati da pasta fillo. Alla fine si copre la pasta con una guarnizione di panna e di burro. Imperdibile!


DUBLINO

[2015 – Dicembre]

“Un buon rompicapo sarebbe provare ad attraversare la città di Dublino senza mai incrociare un pub” borbotta Leopold Bloom, protagonista dell’Ulisse di James Joyce. Del resto, perchè provarci? Non è poi già questo un buon motivo per organizzare un viaggio a Dublino? 🙂

Una città a misura d’uomo, con una spiccata personalità, la capitale irlandese ha una storia millenaria, un ricco patrimonio culturale e diversi quartieri da scoprire. Ma Dublino è soprattutto atmosfera, che si percepisce parlando con la gente, magari sorseggiando una Guinness in uno dei tanti pub della città. Vi diremmo di iniziare la scoperta della città cominciando proprio dal mitico Temple Bar, ma tempo al tempo… Andiamo con altri grandi classici prima!

Immancabile certamente il Trinity College, uno dei campus più celebri, prestigiosi  e antichi del mondo. 16 ettari di suprema eleganza estetica, con corti acciottolate e fiancheggiate da begli edifici neoclassici che conferiscono al campus un’atmosfera di serena autorevolezza. Fondato nel 1592 ed ha ospitato allievi del calibro di Jonathan Swift, Oscar Wilde, Bram Stoker e Samuel Beckett. Non meno stupefacente la Trinity College Library, uno spettacolo senza eguali con la sua Long Room, una galleria lunga 65 metri a due piani, caratterizzata dal soffitto a botte, con alti scaffali di legno, dove sono conservati circa 200.000 volumi ed una collezione di busti in marmo posti su ciascun lato della sala. Qui è custodito anche il famoso Book of Kells, un manoscritto miniato davvero bellissimo su cui sono anche scritti i quattro Vangeli in latino, e anche la più antica Arpa conservata in Irlanda. Lo strumento, in legno di salice e corde d’ottone, è il simbolo del Paese, tanto da essere raffigurato sulle monete ed è l’emblema della nota marca di birra Guinness. 

Mettete in lista il Dublin Castle, un maniero anglo-normanno le cui origini si perdono nell’antichità, al 1204 per la precisione; e certamente la St Patrick’s Cathedral, cattedrale di origine protestante (pensate che al mondo ne esistono solo due!) , in stile gotico, risalente al XII secolo con un interno monumentale.

Ma veniamo al Temple Bar. Non si può visitare Dublino senza fare un salto nel suo cuore pulsante, il quartiere Temple Bar, una delle zone più vivaci della città, con i suoi pub, ristoranti, locali, esposizioni e teatri. Qui troverete la facciata più fotografata di Dublino, ubicata proprio nel centro del quartiere, affollato all’inverosimile, musicisti tradizionali, un’atmosfera spumeggiante..non ne farete più a meno!! Non dimenticatevi di attraversare l’Ha’ Penny Bridge: questo ponte pedonale in ferro sul fiume Liffey rappresenta uno dei punti più suggestivi di Dublino, specialmente all’alba e al tramonto. Prende il nome dall’ammontare del pedaggio che si pagava per utilizzarlo: half penny, ovvero mezzo penny. 

Tra le cose da vedere a Dublino, sicuramente non potete perdervi il primo stabilimento di produzione della celebre birra scura Guinness, la Guinness Storehouse, che accoglie i visitatori nei suoi 7 piani. La birra più amata dagli irlandesi viene prodotta in questa fabbrica dal 1759, anno della sua costruzione, ad opera di Sir Arthur Guinness. Ovviamente al termine del percorso è prevista la degustazione omaggio di una pinta di Guinness presso il panoramico Gravity Bar.

Nel centro medievale della capitale Irlandese si trova la Christ Church Cathedral, immensa cattedrale, che venne costruita laddove si trovava una chiesa vichinga in legno. La cattedrale in pietra venne edificata nel 1172 dagli anglonormanni, che la ingrandirono e inserirono diversi elementi architettonici.

Da non perdere Grafton Street. Si tratta della via più esclusiva di Dublino per lo shopping cittadino, ricca di atmosfera e fascino. Prende il nome dal figlio illegittimo di Carlo II, duca di Grafton. Vi consigliamo di percorrerla interamente a piedi e ammirare le splendide case georgiane a quattro piani, guardare le vetrine degli eleganti negozi, dei grandi magazzini, come Dunnes e Brown Thomas, e assistere agli spettacoli degli artisti di strada. Ma non solo artisti di strada……vi diciamo solo che il giorno prima del nostro arrivo, c’era Hozier, insieme a Bono degli U2. Ad ogni modo, dalla sua estremità meridionale, attraversate l’arco che vi farà accedere al St Stephen’s Green, uno dei numerosi spazi verdi di cui Dublino è ricca.

Tra le cose da non perdere a Dublino c’è sicuramente la visita dell’antica distilleria, oggi anche museo, The Old Jameson Distillery, nata circa 200 anni fa. Partecipando ad una visita guidata, potrete conoscere e ammirare tutti i processi che danno origine allo storico Whisky Irlandese Jameson.

Non dimenticate di fare un salto a Windmills, se siete fans degli U2…a noi non è andata bene, ma magari voi siete più fortunati e non sia mai che vedrete gli U2 nei pressi del loro studio. 😉 Noi abbiamo trovato solo tanto vento e tanta pioggia!!

Come gita fuori porta, vi consigliamo Howth, un piccolo e grazioso villaggio di pescatori attraversato da ripide stradine che scendono fino al litorale. Howth è sostanzialmente una grande collina abbracciata dalle scogliere, ma dal suo punto più alto (171 m) si ammira uno splendido panorama che spazia dal Dublin Bay fino a Wicklow.

Gli imperdibili

Colcannon —> è un piatto preparato con patate schiacciate, cavolo o verza. Difficile trovare un ristorante che non abbia inserito nel suo menù questa specialità.

Salmone irlandese —> se siete amanti del salmone, in Irlanda avrete modo di gustarlo in molte varianti, e trovarlo in qualsiasi tipo di sandwich o bagel. Infatti, anche il salmone è uno dei punti forti del cibo irlandese. Provate il salmone in salsa Champ, preparata con patate, cipolla, panna ed erba cipollina.

Coddle —> una pietanza stufata diffusa tra la classe operaia a base di pancetta a fette, salsicce, cipolle patate e abbondante pepe nero.

Irish Stew —> piatto icona della cucina irlandese, un gustosissimo stufato di carne, solitamente agnello (in origine era montone), cotto a fuoco lento con patate, cipolle, prezzemolo e timo. La morbidezza della carne la ricorderete a lungo!! 🙂

Soda bread —> pane che fa parte delle antiche tradizioni irlandesi, il Soda Bread solitamente è presente durante tutti i pasti. Fatto lievitare senza lievito, ma con l’utilizzo del bicarbonato di sodio, è preparato con farina integrale, latticello e uova. Sicuramente da provare.

Guinness —> grazie al suo colore scuro, quasi nero, sormontato dall’inconfondibile schiuma bianca, compatta e cremosa, la rende unica al mondo. Anche il gusto della Guinness è facilmente riconoscibile: amarognolo, dal retrogusto tostato, con note di caffè e cacao che anche i non intenditori possono avvertire sul palato. Ma vi avvertiamo, bevuta a Dublino ha tutto un altro sapore. Non perdetevela, ogni volta che potete.

Cottage Pie —> non potevamo non nominare la rinomata Cottage Pie: una torta salata cotta al forno composta da un impasto di carne macinata, solitamente ricoperta da un purè di patate. Veramente deliziosa!!

Bacon and cabbage —> piatto preparato con due fette spesse di bacon rigorosamente irlandese accompagnate da cavoli e patate. Specialità senza dubbio gustosa, vi stupirà!!

Fish and Chips —> sebbene sia più famoso e riconosciuto come piatto tipico dell’UK, anche qui è immancabile il pesce fritto in pastella leggerissima accompagnato da patate fritte friabili. Sempre squisito!!

Beef and Guinness Stew —> un altro degli stufati per cui è conosciuta la cucina irlandese. Preparato con carne di manzo e birra Guinness. Ne esistono diverse versioni, più o meno densa, ma ciò che la contraddistingue è la carne tenerissima. Un ottimo piatto!

Full Irish Breakfast —> piatto ricco ed energetico, in una vera Full Irish Breakfast non possono mancare bacon irlandese, uova, salsicce, il black and white pudding (simile al nostro sanguinaccio), pomodori e il tipico Soda Bread. Per i dublinesi questo specialità è la colazione che si consuma la domenica, nei giorni di festa, non certo tutti i giorni. Almeno una volta provatelo assolutamente!!

Piccola nota: Il galateo del pub

La consuetudine di pagare un giro di consumazioni, ossia di offrire da bere a qualcuno che a propria volta pagherà il giro successivo, costituisce una fondamentale regola di civiltà tra i frequentatori dei pub irlandesi, che può essere riassunta nel detto: “È impossibile che due uomini vadano al pub e ordinino una sola birra”. Nulla può far precipitare la considerazione sociale di una persona quanto la mancata osservanza della legge dei pub: gli irlandesi sono molto generosi e non sopportano la taccagneria. Un’altra regola d’oro è che il secondo giro inizia immediatamente dopo che la prima persona ha finito (meglio ancora se sta per finire) il proprio bicchiere. Non importa se siete soltanto a metà della vostra pinta: se tocca a voi pagare da bere, non esitate a farlo. La sfida più impegnativa probabilmente sarà quella di tenere il passo dei vostri compagni di bevute, che potrebbero continuare ad offrirvi da bere anche quando starete per crollare sul bancone, a rischio di travolgere una fila di pinte non finite.


MAROCCO – IL GRANDE SUD IN 4X4

[2014 – Maggio]

Le capre arrampicatrici sugli alberi di Argan, i cammelli ad ogni angolo, i campi di anguria nel mezzo del deserto, i tanti colori, i profumi intensi, la piazza Djemaa El Fna, gli asinelli, le cicogne in cima ai minareti, il rito del tè, il souk, il deserto, i palmeti, le caratteristiche lampade… Abbiamo così tante immagini in mente ripensando al Marocco.  

Il nostro viaggio è stato qualcosa di unico. Anche se per la prima volta ci siamo affidati ad un’agenzia, ed ad un viaggio organizzato, non è venuto meno lo spirito d’avventura e dell’entrare realmente in contatto con la cultura e le tradizioni locali. Abbiamo deciso di vivere il grande Sud in 4×4, percorrendo le piste sterrate, attraversando scenari desertici ed ammirando un magico cielo stellato dal campo tendato situato tra le dune. 7 notti di tour, un fuoristrada e 1550 km percorsi, con partenza da Marrakech. Il nostro programma:

Giorno 1 – Marrakech

Siamo arrivati a Marrakech a metà pomeriggio. Ovviamente non ci siamo tirati indietro, ed appena arrivati, nonostante i 40 gradi, abbiamo fatto un giro attorno alla famosa piazza!! 😉 Abbiamo subito comprato un cappello, che si è rilevato fondamentale per tutta la durata del viaggio per ripararsi dal sole.

Giorno 2 – Marrakech  – Valle dell’Ourika – Asni – Ouirgane Tin Mal – Colle di Tizi n’Test – Taroudant (km 240)

Mattinata dedicata ad una breve visita della città di Marrakech. Poi siamo partiti per la Valle dell’Aurica, con una breve sosta in un villaggio dove abbiamo potuto vedere la preparazione del tipico tè verde alla menta, e certamente anche degustarlo. 😉 Dopo pranzo, abbiamo proseguito per il passo di Tizi n’ Tichka a 2260 m. di altitudine, via Asni, dove abbiamo potuto fare un giro al mercato locale, e Ouirgane Tin Mal. Arrivo a Taroudant, una Marrakech in miniatura dove si assapora uno spaccato autentico di Marocco: circondata da bastioni di fango rinforzato lunghi 7 chilometri e mezzo, questa città mercato berbera sulla rotte delle carovane è famosa per il suo artigianato e i suoi souq, i migliori della parte meridionale del Paese, dove troverete favolosi gioielli e tappeti.

Giorno 3 – Taroudant – Taliouine – Tazenakht – Agdz – Valle del Dràa – Zagora (km 400 di cui 35 di piste)

Partenza alla volta del vecchio Atlante alla scoperta degli scenari desertici e dei canyon, prima di giungere presso la Valle del Draa, il palmeto più grande del Marocco. Pranzo in ristorante e proseguimento via Rissani per Zagora, città all’avamposto del deserto. La città offre certamente una delle opportunità fotografiche più emblematiche di tutto il paese: l’insegna diretta verso l’inizio del deserto raffigurata da un cammello e la scritta «Toumbouctu, 52 giorni». È la durata stimata della traversata di questo deserto, tra i più ostili al mondo, verso la città più vicina che si trova dall’altra parte del Mali!

Giorno 4 – Zagora – Erfoud – Merzouga (km 330 di cui 110 di piste)

Destinazione finale della giornata è Merzouga, dove abbiamo alloggiato in un hotel proprio ai piedi delle famose dune di sabbia rossa e dove abbiamo potuto fare una gita in dromedario al tramonto, che però abbiamo visto poco. Purtroppo stava arrivando una tempesta di sabbia, che ci ha anche impedito di dormire nelle tende berbere (resta comunque il fatto di aver vissuto l’esperienza serena della tempesta di sabbia nel deserto…). Ma dopo cena, abbiamo potuto ammirare un cielo stellato magnifico.

Giorno 5 – Merzouga – Tinerhir – Gole del Todra – Erfoud – Boumalne – Valle del Dadès – Ouarzazate (km 380)

Non ci siamo fatti scappare l’alba in mezzo alle dune di Merzouga. È stato magico, tanto quanto la notte stellata. Prima colazione sotto le tende. Partenza per la scoperta paesaggistica della zona di Merzouga, visita alla cava dei fossili e di un caratteristico campo nomade. Partenza per Tinerhir, un’oasi situata nei pressi delle gole del Toudra, dove è possibile ammirare un canyon fra le rocce scavato dai fiumi Todra e dal vicino Dades. Gli ultimi 600 metri delle gole sono i più spettacolari. Qui le due pareti rocciose raggiungono la loro minor distanza pari a un minimo di 10 metri, con rocce a strapiombo che raggiungono i 160 metri di altezza. Il paesaggio è veramente magnifico. Proseguimento per Boumalne, piccolo villaggio tradizionale costruito nel bel mezzo del massiccio dell’Atlante; a seguire la Valle del Dades dalle ripide pareti di roccia a picco, che abbiamo raggiunto attraversando una sinuosa strada asfaltata piena di saliscendi con molti punti esposti sullo stretto canalone sottostante fino a raggiungere la nostra meta finale Ouarzazate, la più grande delle città nelle oasi pre-sahariane del Marocco.

Giorno 6 – Ouarzazate – Kasbah di Taourirt  – Kasbah di Ait Ben Haddou – Passo di Tizi n’ Tichka – Marrakech (km 200)

Prima tappa è Ait Ben Haddou, con visita alla kasbah, patrimonio dell’Unesco con le sue case di argilla rossa e location di tanti celebri film. Pranzo in ristorante. Nel pomeriggio risalita attraverso il passo di Tizi n’ Tichka con arrivo a Marrakech in serata.

Giorno 7 – Marrakech {Tombe Saadiane, il Palazzo Bahia, il Museo Dar Si Said, il Palais El Badi, la Piazza Djemaa El Fna ed i giardini della Menara}

Intera giornata dedicata alla visita della città: il museo Dar Si Said, il Museo di Arte Marocchina, il più antico della città e quello che espone il maggior numero di opere; la moschea della Koutobia con il suo celebre minareto; l’iconica piazza Djemaa El Fna con i coloratissimi souk. Pranzo in hotel. Pomeriggio e sera liberi, che abbiamo speso attorno alla piazza ed al souk.

Gli imperdibili

Cous Cous —> è uno dei piatti più conosciuti della cucina tradizionale marocchina. L’origine di questo piatto è nel Maghreb ed il suo condimento spesso varia da città a città e da famiglia a famiglia, secondo le ricette tramandate dagli antenati. Il cous cous è composto da granelli di semola dura, preparati in casa e poi cotti a vapore all’interno di una casseruola. In Marocco era sicuramente un piatto dedicato alle festività o alle celebrazioni proprio per questo era arricchito con moltissimi ingredienti. Tra i condimenti più diffusi ci sono la frutta secca, le sette verdure (carote, sedano, cipolla, pomodoro, porri, zucchine, finocchi e patate), i datteri e il cardamomo, il tfaya (con zenzero, miele, cannella, pepe, zafferano, cipolla, burro, uvetta), lo zafferano, albicocche e formaggio. All’interno del cous cous è possibile trovare poi carni come il manzo e l’agnello oppure il pesce, tipico delle zone a Nord come Tangeri. Spesso troverete anche elementi dolci come uvetta, mandorle, miele e zucchero. Potete mangiare cous cous per una settimana intera, e non ne troverete mai uno uguale all’altro. 😉

Tajine di carne —> è uno dei piatti tipici marocchini più conosciuti. Il suo nome deriva dal piatto in cui viene cotto, realizzato in terracotta spesso decorata. Questo piatto è composto da due parti differenti: l’inferiore, un piatto piano con bordi bassi, e il superiore a forma di cono che funge da coperchio e viene poggiato sopra durante la cottura. Quest’ultima parte del piatto è ideata per favorire il ritorno della condensa verso il basso e quindi per aiutare la cottura della carne. La ricetta originale ha come base il manzo, che viene cotto molto lentamente e per lungo tempo insieme a verdure (carote, zucchine, pomodori, piselli, patate e cipolla) e spezie (paprika dolce, cannella, sale, pepe, zenzero, zafferano e curcuma) , che lo rendono particolarmente saporito. La riuscita di questo piatto è fondata sulla cottura, la carne deve stufare per molto tempo in modo da diventare molto tenera, spesso poi viene gustata con del pane marocchino.

The alla menta —> questo particolare tipo di tè è un’istituzione nella cultura marocchina ed è il simbolo dell’ospitalità. L’infuso ha un gusto delizioso ottenuto dalla combinazione di tè verde e foglie di menta. Bevetelo ad ogni occasione, è super piacevole!

Msmmen —> una sorta di pane sfogliato marocchino, è usato come accompagnamento sia con condimenti salati che dolci. È fatto con farina di grano saraceno, lievito, acqua, semola, sale e olio di semi. Nella tradizione marocchina questa ricetta viene utilizzata per la merenda o la colazione nella sua versione dolce con miele, oppure viene farcita con peperoni, paprika e carne bianca.

Pastilla —> un piatto tradizionale marocchino la cui origine risale alla Spagna Islamica. Infatti dopo che l’ultima città islamica della Spagna, Granada, fu sconfitta, moltissimi musulmani si rifugiarono nel Maghreb portando con sé anche alcune tradizioni culinarie spagnole. Il nome di questo piatto infatti può essere letto nella lingua spagnola come “Pastiglia”, il cui termine deriva dalla parola “pasta”. Si tratta di una sorta di torta salata che coniuga il dolce e il salato, al suo interno sono infatti presenti sia cannella, mandorle tostate e zucchero che carni salate cotte nel brodo, prezzemolo, cipolle e spezie, quali paprika, zafferano coriandolo, aglio e molto altro. Da provare!

Tanjia —> uno dei piatti tradizionali del Maroccopiù conosciuti ed è attribuito in particolare alla città di Marrakech. Alla base di questa pietanza ci sono l’agnello, il cumino, lo zafferano, il burro, il limone candito e il Ras el Hanout, una miscela di oltre trenta piante provenienti da tutto il Nord Africa e può essere considerato un’alternativa al curry. La peculiarità di questo piatto è che viene cotto all’interno di una giara di terracotta dalla quale prende il nome e viene cucinato sotto la cenere del farnatchi, un forno a legna tipico del Marocco.

Baghrir —> sono tra le poche pietanze dolci tipiche marocchine. Vengono chiamati anche “pancakes dai mille buchi”, a causa della superficie non liscia ed omogenea ma piena di piccole “bollicine” e fori. Servito con miele.

Mechoui —> piatto tradizionale marocchino che si basa sulla cottura dell’agnello allo spiedo, grigliato o arrostito. Questo piatto viene consumato in accompagnamento con del pane marocchino, del sale e del cumino. Un piatto veramente molto saporito, per noi è stato amore a primo assaggio!

Katban —> uno spiedino di carne di agnello, che viene arrostito sulla brace dopo una lunga macinatura in una salsa di cipolle, prezzemolo, paprika, pepe, cumino e olio d’oliva. È un piatto molto semplice e saporito, con meno spezie delle ricette più tradizionali, quindi ideale anche per chi non è abituato a mangiare piatti speziati.

Zuppa harira —> una zuppa a base di ceci e lenticchie. Questo piatto rappresenta nella cultura marocchina il conforto e la famiglia, in quanto viene consumato spesso nel lungo mese di Ramadan. Anche di questo piatto ci sono moltissime varianti, con aggiunta di carne (manzo, agnello), di spezie (cannella) o di fave.


BRUXELLES E BRUGES

[2013 – Ottobre]


ISTANBUL

[2013 – Maggio]

Ah Istanbul….Noi de @ilristoranteacasa siamo particolarmente affezionati a questa città! Dovete sapere che è stato il nostro primo viaggio insieme, correva l’anno 2013!! 😉 

Alla confluenza del Corno d’Oro con il Bosforo, dove sorgeva l’antica Bisanzio, sono state scritte le pagine più gloriose della storia di Costantinopoli. Vi consigliamo di camminare su questa penisola irta di minareti e di famosi monumenti. Qui si attraversano i secoli: l’eterna Santa Sofia guarda dall’alto la Moschea Blu, mentre il palazzo di Topkapi veglia sui suoi tesori. Non potete poi non perdervi lì vicino nel Gran Bazar, con annessa sosta nel bazar delle spezie -illimitata la scelta di aromi, frutta secca e dolciumi di ogni genere – in un dedalo di viuzze, centro palpitante del commercio, fino a giungere agli imbarcaderi di Eminomu. Attraversate il ponte, dopo successive ripide stradine giungerete alla torre di Galata. Sulle rive del Bosforo invece incontrerete una Istanbul elegante, nobile ed opulenta. Dolmabahce, illustre palazzo imperiale del XIX secolo, custodisce tesori da Mille e una notte. Arriverete quindi al maestoso ponte sospeso sul Bosforo che collega l’Europa all’Asia e fa della capitale turca l’unica città al mondo a cavallo tra due continenti!! Nei dintorni del ponte, troverete villaggi di pescatori molto caratteristici. Ortakoy, il nostro preferito. Se entrerete in Asia, due passi più in là, la torre di Leandro si mette in posa su un isolotto, usando l’Europa come sfondo.

Gli imperdibili

Kebap —> se la Turchia ha un piatto tipico, è sicuramente il Kebap. I turchi amano qualunque cosa sia fatta allo spiedo, anche noi de @ilristoranteacasa . Il Kebap può essere di agnello, manzo, o pollo: tradizionalmente servito in piatto, accompagnato da cipolle, verdure e salsa allo yogurt. I più famosi kebapcilar della città: Develi e Beyti.

Baklava —> dolcetti succulenti, hanno una base di pasta fillo, a cui vengono aggiunti sciroppo di zucchero (o miele) e frutta secca, come noci, nocciole o (più diffusi) i pistacchi. Sono molto più dolci rispetto ai dessert a cui siamo abituati, certo è che si fanno amare subito, soprattutto quando vengono serviti ancora tiepidi in modo da far sciogliere leggermente il miele e renderli più morbidi e profumati.

Balik ekmek —> prima di partire per un’escursione in traghetto sul Bosforo, fate rifornimento ad Eminomu dai pescatori di un bel panino di pesce arricchito da insalata, cipolla e limone. Ne resterete entusiasti, lo ricordiamo ancora oggi a distanza di anni!!

Nar suyu —> succo di melograno appena preparato, ottimo! Lo troverete in piccoli chioschi disseminati per la città.

Misir  —> per uno spuntino veloce, la pannocchia prima bollita poi grigliata è l’ideale.

Patates Dolması —> specialità delle piccole baracche in legno di Ortakoy, trattasi di patate ripiene di una gran varietà di ingredienti (verdure, carne, salse….) da gustare con il cucchiaino.

Chay —> il tè viene servito nei fragili bicchieri a forma di tulipano, accompagnato da qualche zolletta di zucchero indispensabile per controbilanciare la lunga infusione. Dove berlo? Sicuramente, sulle alture dove sorge il cimitero di Eyup al Café Pierre Loti, una distesa di sedie sparpagliata sotto una tettoia di frasche davanti ad uno strapiombo sul Corno d’Oro e su Istanbul. Lasciatevi sedurre dalla magia del luogo come accadde a Pierre Loti. Un’altra possibilità: uno dei chioschi di Sahil Yolu che pullulano sulle banchine davanti alla torre di Leandro, sedendovi sui tappeti stesi sui gradini e lasciatevi incantare dal Bosforo. Terza alternativa: da Büyük Çamlıca Tepesi, collina situata nella parte asiatica, con panorama magico: ad orario tramonto il top!!

Ayran —> schiumosa bevanda alla yogurt. Un pò acido, e molto particolare, tendente al salato. Da provare almeno una volta, se non siete come la Gio che odia lo yogurt!! 😉

Turkish Delight —> dolcetti molto zuccherini, colorati, a volte speziati. Alcuni gommosi, altri simili a torroncini. Hafiz Mustafa forse è il più popolare negozio di questi dolcetti tipici…che vi possiamo dire?! Provateli tutti, riempitivi bocca e labbra di zucchero a velo, magari dopo aver preso posto nel caffè al piano superiore. 😉

Lahmacun —> piccole pizze a base di carne.